La Coppa d’Asia, proprio nel periodo in cui Papa Francesco è in viaggio in quel continente, dimostra come lo sport sia, ancora una volta, un “collante” prodigioso, a fronte di divisioni politiche e religiose.
E’ chiaro che questo “collante” vale per il tempo, in cui dura la manifestazione, ma è comunque un modo di avvicinare chi non si frequenterebbe mai, e finora senza conseguenze violente sui campi di gioco. Esiste una grande rivalità fra il Qatar e il resto del Golfo, perché è palese come il Qatar stia usando gli investimenti nel calcio, per accreditarsi, dinanzi al mondo: lo chiamano “soft power”.
C’è la presenza simultanea di Corea del Sud e Corea del Nord, di Giappone e Cina, e, soprattutto il Medio Oriente, dal quale provengono addirittura 10 delle 16 finaliste. La Palestina, in particolare, è sponsorizzata dal Qatar, per cui i soliti intrecci economia-religione-politica possono sortire qualsiasi effetto, nel bene come nel male.