Ho scelto un brano particolare da commentare dalla Turchia, oggi crocevia di culture e religioni, ma anche un Paese riconosciuto come Terra Santa della Chiesa, per quanto è stato vissuto da San Paolo e narrato negli Atti degli Apostoli, la tradizione che conferma la presenza dell’apostolo Giovanni con Maria ad Efeso, la storia dei primi sette Concili ecumenici e la presenza di tanti Padri della Chiesa.
Riflettiamo sulla parola “unità” nel capitolo 17 di Giovanni prendendo una piccola parte di quella che è chiamata “la preghiera sacerdotale di Gesù”. Tra le ultime parole di Cristo in quello che si può chiamare “il suo testamento” lasciato ai suoi discepoli e a tutti noi, troviamo alcuni dettagli davvero importanti: “Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me”. Dunque la preghiera di Gesù, la sua ultima preghiera, è in particolare “per tutti coloro che crederanno in Lui” - per te, per me, per tutti noi - e con uno scopo preciso, “perché tutti siano una cosa sola”. In greco, nel testo originale, “una cosa sola” è inesprimibile con la traduzione che in qualche modo tradisce sempre il significato originario e non può esaurire la potenza e unicità di un concetto veramente denso. Siano “una cosa sola”, siano “uno”. E poi prosegue: “Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”.
Gesù chiede, prega, invoca il Padre, che “siano perfetti nell'unità”. Noi a volte confondiamo l'unità con il concetto di uniformità, essere tutti uguali, dare a tutti uno. Invece l'unità autentica si realizza nella diversità. “Come tu, Padre e io Padre, Figlio e Spirito Santo, siamo una cosa sola”. Che bello pensare ad un Dio che è “uno” ma anche Padre, Figlio e Spirito Santo e che ci vuole tutti, figli e fratelli, capaci di amarci.
E Gesù ci ricorda: “A chi mi ama io mi manifesterò”. Ma non solo. Ci ricorda che a chi osserverà la sua parola, il suo comandamento, questi potrà dimorare nel cuore della Trinità, essere una cosa sola col Padre, Figlio e Spirito Santo.
Qual è la chiave d'accesso, dunque, per essere nella vera unità? L'amore! L’amore vissuto da Gesù che ci ha testimoniato come modello in opere e parole e che ci porta “figli nel Figlio” nel cuore dell’Amore trinitario. Amarci veramente, amarci nelle differenze, amarci in quella comunione che è rispetto reciproco e dare la vita, vivere il dono di sé. Questo è il grande messaggio che questo brano oggi ci trasmette. E se noi cerchiamo davvero la comunione, cerchiamo il dialogo. A volte, invece, viviamo solo nel monologo. Ecco perché la comunione, l'unità, non si crea. A volte non vogliamo neanche sentire quello che l'altro ha da dire, ma convincerlo già della nostra idea. Dalle piccole cose in famiglia, al dialogo con chi incontriamo, al dialogo interreligioso ed ecumenico, con altre confessioni cristiane, religioni, culture o con chi non crede, cerchiamo di avere un cuore capace di amare, di ascoltare, di cercare la vera unità, che non è mai uniformità.
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Commento al Vangelo dalla puntata de I viaggi del cuore su canale5 in onda sabato mattina ore 8:50