Ho letto, con un po’ di ritardo, la
lettera della settimana pubblicata
su FC n. 32/2015. Anch’io sono d’accordo
con il lettore che le ha scritto, ma
vorrei affrontare il problema del terrorismo
islamico con più concretezza.
Sono preoccupata e spaventata, come
tutti gli italiani e gli europei, per gli
attentati e le minacce che l’Isis continua
a perpetuare in mezzo mondo.
Come possiamo difenderci? Che cosa
stanno facendo i Governi europei?
Attendono che gli attentati arrivino
in casa nostra? Lo so che non è facile
combattere un nemico invisibile, ma
qualcosa si può fare. In qualche parrocchia
hanno convocato i membri
delle varie religioni per confrontarsi
su questo tema. Anche i sindaci dovrebbero
invitare i residenti islamici
e gli extracomunitari a riunirsi nelle
sale comunali per spiegare loro che
noi non siamo gli “infedeli”, che i
“comandamenti” di Dio sono uguali
per tutte le religioni, e che tutti siamo
chiamati ad amare il prossimo.
Chiediamo loro da che parte stanno.
Alleiamoci per combattere insieme il
terrorismo e difendere la libertà. Solo
uniti riusciremo a fermare il fanatismo
islamico e le violenze che insanguinano
il mondo.
NONNA FRENCY
Quello che tu proponi, cara nonna
Frency, l’aveva già messo in atto san Giovanni
Paolo II, quando convocò ad Assisi
i rappresentanti di tutte le religioni per
pregare per la pace nel mondo. Nessuno
deve strumentalizzare la fede per ragioni
politiche o di potere. Quando si uccide
o si sgozza il proprio fratello in nome di
Dio, siamo certi d’essere di fronte a fanatici
ed estremisti che nulla hanno a che
fare con la religione. I veri credenti hanno
a cuore la pace e la civile convivenza
tra i popoli, e come Dio sono misericordiosi
verso i poveri e i più deboli.