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D'Alema, Renzi e la rottura sentimentale del Pd

Massimo D'Alema.
Massimo D'Alema.

Nella bella intervista a tutto campo ad Aldo Cazzullo, del Corriere della Sera, Massimo D'Alema, di ritorno da un viaggio in Arabia, esterna il suo pensiero sull'attuale Pd di Matteo Renzi, menando fendenti sulla direzione di un partito che ha ormai rotto "con la tradizione della sinistra, ma anche con il cattolicesimo democratico".  Dopo aver rivendicato il suo metodo di gestione della crisi in Kosovo, con la ripartizione dei profughi tra Italia, Germania e Albania, illustrato la difficoltà di riformare il socialismo europeo, rivendicato i suoi successi da premier, l'ex segretariodel Pds, antenato del Pd, rigetta la visione renziana della Seconda Repubblica come rissa permanente di berlusconismo e antiberlusconismo in cui gli opposti estremismi si sono annullati a vicenda in una "litigiosità inutile".

Il tono verso l'attuale segretario del Pd è sferzante: D'Alema ricorda il calo nei sondaggi, le sconfitte alle ultime amministrative, i difetti della nuova legge elettorale, i metodi denigratori di stampo stalinista, con i "gufi" evocati da Renzi a far la parte dei "trotzkisti" da epurare. Dimenticando i successi del premier, come l'ampia vittoria alle europee, l'elezione del capo dello Stato Mattarella (peraltro esponente del cattolicesimo democratico), le riforme portate a termine - nel bene e nel male -  come quella sul lavoro o della scuola, l'avvio della ripresa economica con i primi, timidi risultati sul piano della riduzione della disoccupazione.

Naturalmente la domanda principale sorge spontanea: ci sarà una scissione dentro il Pd? Per il leader dell'opposizione dem è avvenuta "una cosa più grave di una rottura politica; una rottura sentimentale". Perché "una parte degli elettori di sinistra hanno rotto con il Pd, e difficilmente il Pd li potrà recuperare", a causa della mutazione genetica di stampo berlusconiano del partito a guida renziana. E dunque scissione? Per il momento, D'Alema dichiara di voler rimanere dentro il partito e che la domanda non va a rivolta a lui, che si occupa di politica internazionale. Insomma, come direbbe Mourinho: "Non è mio problema". Ma il messaggio ai suoi pare abbastanza chiaro: "Estote parati", in attesa degli avvenimenti preparatevi alla battaglia politica. Che può tradursi in soli due modi: scissione o ribellione aperta all'attuale leadership.


03 settembre 2015

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