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venerdì 13 dicembre 2024
 

Da Francesco a Francesco

La lettera di un ragazzo di dodici anni al nuovo Papa.

Caro papa Francesco, la raggiungo attraverso Famiglia Cristiana e il mio insegnante di religione Sandro Pozza. Mi chiamo Francesco Bonifacio, ho dodici anni e frequento la prima media presso l’Istituto Filippin dei Fratelli della Dottrina Cristiana di Paderno del Grappa, in provincia di Treviso. Questa località è molto vicina al paese che ha dato i natali a Pio X; le mie radici, poi, sono bellunesi e, quindi, sono particolarmente legato a papa Giovanni Paolo I. Tra l’altro, il mio cognome, Bonifacio, coincide con il nome di un altro Papa... Adesso, papa Francesco, sono particolarmente felice che lei abbia scelto il nome Francesco per essere il “papà” di tutti noi. Pregherò perché san Francesco volga a lei lo sguardo e allontani da lei ogni eventuale idea futura di dimissioni. Sono sicuro che san Francesco aiuterà lei ad affrontare con forza la sua missione e con le sue preghiere aiuterà me a crescere serenamente e in salute. Spero con tutto il mio cuore che il suo papato duri a lungo e dia buoni frutti e che Gesù la mantenga sempre in buona salute. Glielo auguro di cuore, papa Francesco, anche a nome dell’altro mio compagno di classe con lo stesso nostro nome, Francesco Santacroce, che vive pure lui in un paesello ai piedi del Monte Grappa. A noi due si aggiungono gli altri ottanta nostri amici e “colleghi” compagni delle medie che, anche se non hanno lo stesso nostro nome, stanno tifando per lei. Ti vogliamo bene, papa Francesco!!!».

Francesco Bonifacio e Francesco Santacroce Paderno del Grappa (Treviso)

Fin dalle sue prime uscite, papa Francesco, in semplicità e umiltà, ci ha mostrato un volto bello e gioioso della Chiesa, quello vicino alla gente e ai poveri. Ma ci ha indicato, soprattutto, di volgere la nostra attenzione non sulla sua persona di Papa, ma su Cristo “pastore e cuore della Chiesa”. Nel suo primo Angelus in piazza San Pietro, commentando il Vangelo della domenica sull’adultera che Gesù salva dalla condanna a morte, secondo la legge di Mosè, ci manifesta anche il volto di Dio, che è quello di un padre misericordioso e paziente. «Dio non si stanca mai di perdonarci, mai! Siamo noi, a volte, che ci stanchiamo di chiedere perdono. Lui è Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi». Parole semplici ed evangeliche, che fanno bene a tutte le persone, credenti e non credenti, soprattutto a chi ha il “cuore lacerato e ferito” e, spesso, ha trovato solo parole di condanna e di giudizio. La Chiesa, prima di tutto, è “madre premurosa”. E Dio è “padre prodigo” di misercordia, che fa festa ogniqualvolta un figlio pentito torna alla sua casa.


21 marzo 2013

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