Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
domenica 20 aprile 2025
 

Da Mosul ad Aleppo, i cristiani vittime della politica

Abitanti di Mosul in fuga davanti ai combattimenti (Reuters).
Abitanti di Mosul in fuga davanti ai combattimenti (Reuters).

Ora che i guerriglieri qaedisti avanzano verso Baghdad dopo essersi impadroniti di Mosul e della regione petrolifera del Nord (l'altra è all'estremo Sud), si registrano alcuni buffi fenomeni: molti si ricordano improvvisamente che l'Iraq esiste; altri cominciano a sospettare che la strategia americana nei confronti del Medio oriente sia un disastro. Bene, bravi, sette più.

Non è mai troppo tardi per ricordarsi che, nel 2002-2003, c'era qualcuno che osava sostenere che le armi di distruzione di massa in Iraq non c'erano e che la guerra avrebbe prodotto un disastro. Quasi esattamente gli stessi che, più di recente, dicevano che riempire di armi gli oppositori e i ribelli della Siria forse non era la soluzione giusta, visto che quelle stesse armi passavano quasi direttamente ai guerriglieri amici di Al Qaeda.

Questi, però, non sono i giorni dei rimpianti. Questi sono i giorni in cui dobbiamo soprattutto cercare di agire per salvaguardare due Paesi, Iraq e appunto Siria, che sono stati spinti al tracollo non dall'intolleranza religiosa ma dalla stupidità politica. I regimi che li hanno retti negli anni più recenti sono stati attaccati non perché tirannici (Siria) o non affidabili, pur essendo in effetti tirannici e non affidabili. Sono stati attaccati perché sciiti, in un Medio Oriente in cui la Casa Bianca di Obama ha fatto di tutto per proteggere e favorire la maggioranza sunnita, soprattutto quella rappresentata dalle monarchia petrolifere del Golfo.

Per ottenere questo scopo non ci si è fermati di fronte a nulla: approvata la repressione in Bahrein, approvata l'attività di sostegno ai gruppi radicali da parte dell'Arabia Saudita, approvata la fornitura di armi e denaro ai qaedisti ostili ad Assad in Siria.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. La Siria è ormai un terreno di stragi ingovernabile. L'Iraq, di questo passo, si avvia alla frammentazione: il Kurdistan protetto dagli Usa al Nord; il centro sunnita dominato dai quaedisti; il Sud sciita per conto proprio, se sarà in grado di resistere, oppure spinto a diventare un annesso dell'Iran anch'esso sciita.

In questo carnaio a soffrire per primi e di più sono, ovviamente, i cristiani. Ovviamente perché minoranza, quindi più indifesi; e ovviamente perché più facilmente identificabili con lo "straniero", con quell'Occidente che quasi sempre mette le mani e peggiora le cose. La persecuzione dei cristiani (e ricordiamo qui i casi della siriana Aleppo e dell'irachena Mosul, or non è molto grandi centri del cristianesimo mediorientale, oggi luoghi da cui i cristiani cercano solo di scappare) è un dramma doppio: perché la sofferenza della minoranza prelude a una sofferenza ancora maggiore della maggioranza.

In tutto il Medio Oriente, infatti, le comunità cristiane sono, con la loro attitudine alla tolleranza e la loro abitudine alla convivenza, una fondamentale intercapedine tra musulmani sunniti e musulmani sciiti. Eliminarle è l'interesse dei fondamentalisti. Ma la loro scomparsa apre le porte a futuri e ancor più atroci massacri.



 

Questi e altri temi di esteri anche su fulvioscaglione.com

12 giugno 2014

I vostri commenti
1

Stai visualizzando  dei 1 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo