Libri, il buono e il cattivo Aggiornamenti rss Paolo Perazzolo Responsabile del desk Cultura e spettacoli Diamo a Sgarbi quel che è di Sgarbi 0 0 0 Invia ad un amico Riduci carattere Ingrandisci carattere Stampa la pagina Quando si lascia andare a certe intemperanze, a toni aggressivi e incandescenze verbali, viene spontaneo prendere le distanze. Quando, invece, si mette a parlare d'arte, a spiegare perché Antonello da Messina era un genio, a illustrarci lo straordinario patrimonio che abbiamo ereditato e a sottolineare come lo maltrattiamo, viene, semplicemente, da levarsi il cappello e mettersi in ascolto... Come se l'oggetto del suo pensiero si riverberasse, trasfigurandolo, su di lui. (In che modo le due dimensioni convivano nello stesso soggetto, è mistero che attiene alla psicologia, ma qui non ci interessa). Vittorio Sgarbi - per chi non l'avesse ancora identificato - dà l'ennesima prova della sua competenza in materia di storia dell'arte nel suo ultimo libro, Il tesoro d'Italia. La lunga avventura dell'arte (Bompiani). Un saggio colto e brillante, al pari di Nel nome del figlio o Piene di grazia, per ricordare alcuni fra i suoi titoli più recenti. Tesoro d'Italia è un viaggio nei luoghi del nostro Paese che furono, e sono, scrigno della nascita di un linguaggio universale, in apertura del Trecento. Una lettura coinvolgente, che si trasforma in esortazione a prendere coscienza del patrimonio che abbiamo la fortuna di possedere e in denuncia delle lacune nella tutela e nella valorizzazione. E che ci restituisce il migliore Sgarbi... 16 novembre 2013