Lettura del Vangelo secondo Giovanni (3,23-32a)
In quel tempo. Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm, perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione.
Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire».
Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito.
Dalla Parola alla vita
Al centro di questa domenica di Avvento ritroviamo ancora una volta la figura di Giovanni Battista, che abbiamo già incontrato in questo tempo. È lui il “precursore” che apre la strada al Signore Gesù, il Messia atteso. Il Vangelo di Giovanni ci offre una indicazione particolare: Gesù, esattamente come il Battista, sta battezzando a sua volta. È l’unico punto nei racconti evangelici in cui si parla di questo momento della vita di Gesù: è solo un piccolo particolare, ma comunque significativo; in un certo senso indica che Gesù si è inserito nell’azione di Giovanni per preparare il popolo con un cammino di conversione e di nuovo inizio.
Ma c’è qualcosa di più, perché di se stesso Giovanni dice di essere «l’amico dello sposo», cioè quella figura che al tempo di Gesù aveva il compito di accompagnare lo sposo nella preparazione della festa di nozze, affinché tutto procedesse per il meglio e, da un punto di vista simbolico, si rendesse possibile l’incontro tra lo sposo e la sposa. Come sappiamo, nella visione biblica, Dio spesso viene rappresentato come lo sposo del suo popolo, uno sposo fedele e premuroso, a fronte di una sposa, il popolo di Israele, poco disponibile a lasciarsi condurre e soprattutto presa da se stessa e vittima delle proprie infedeltà. Questo rifermento simbolico al ruolo dell’amico dello sposo vuole evidenziare il fatto che è centrale nella storia della salvezza il desiderio di Dio di farsi incontro al suo popolo, manifestando il suo amore e la sua passione, perché possa avvenire l’incontro tra lo “sposo” e la “sposa”, tra Dio e il suo popolo. Nella nascita di Gesù, verso cui il tempo di Avvento ci conduce, possiamo allora riconoscere il desiderio di Dio di farsi incontro alla sposa, il popolo dell’alleanza, manifestando il suo desiderio di costruire un legame di amore e di fedeltà.
Ancora guardando alla figura di Giovanni Battista, l’evangelista mette sulla sua bocca un’espressione rivelatrice: «Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». Dunque c’è ancora un aspetto molto importante, che riguarda l’amico dello sposo, cioè la capacità di uscire di scena al momento giusto, di farsi da parte perché anzitutto il Signore sia riconosciuto come il solo che conta davvero e a cui si deve guardare. Il compito dell’amico dello sposo è rendere possibile l’incontro e, una volta che è avvenuto, saper gioire di questo per poi farsi da parte.
Anche in questo nostro tempo il Signore ci dona persone che, come Giovanni Battista, si rendono strumenti del suo desiderio di farsi incontro a ciascuno di noi, persone che, al momento giusto, sanno anche uscire di scena per lasciare al Signore tutto lo spazio necessario. L’amico dello sposo diviene allora amico anche della sposa, cioè di ciascuno di noi, per consentirci di poter trovare, oggi, la presenza del Signore nella nostra vita e nel nostro cammino spirituale.
Commento di don Marco Bove