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domenica 18 maggio 2025
 

Domenica 26 marzo - IV di Quaresima, del cieco

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (9,1-38)

In quel tempo. Passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!».
  

Dalla Parola alla vita

Il rito ambrosiano interpreta la Quaresima come una ripresa del percorso battesimale. In questa domenica viene presentato alla nostra meditazione un aspetto del Battesimo molto importante, che illumina la vita e la trasforma, facendo del cristiano un “illuminato” che “illumina”. Perciò, per rivivere il nostro Battesimo, riprendiamo le tappe della “via della luce”.

1. «Passando, Gesù vide un uomo cieco dalla nascita». Quest’uomo cieco dalla nascita rappresenta ciascuno di noi. La condizione umana, pur illuminata dalla luce della ragione, si trova spesso nel buio; questo avviene quando si smarrisce il senso delle cose, ma soprattutto quando ci si trova di fronte alla “questione ultima” della nostra salvezza. Questa vita è destinata alla caducità oppure, come dice Gesù ai suoi discepoli, questo uomo è cieco perché si manifesti in lui la grandezza di Dio? Non possiamo salvarci da soli: il peccato, che genera la morte, ci tiene prigionieri. 

2. «Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco». Di fronte al gesto di Gesù si resta sorpresi. L’evangelista lo racconta con termini inusuali: sputo, saliva, terra, fango. Per cogliere la portata di questo modo di esprimersi dobbiamo sapere che per Giovanni alcuni miracoli di Gesù (tra cui quello del cieco nato) parlano dei sacramenti della Chiesa. Nel nostro caso Giovanni sta parlando del Battesimo; nasce con la grazia battesimale la vita nuova che permette al cristiano di far brillare la luce che è Gesù, e, così facendo, con la grazia dello Spirito, a sua volta il cristiano illumina il mondo attorno a sé. Il gesto di Gesù richiama anche la realtà della sua incarnazione. Nel Figlio fatto uomo, il Padre ama la mia umanità “fangosa” e salva me nella concretezza di uomo che vive al buio. 

3. «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe” – che significa Inviato». Gesù non si muove ma invia. Nella fede c’è un momento in cui si ascolta la Parola ma non si “vede” ancora nulla: è il momento critico della fede. Questo può essere superato solo da un gesto di fiducia nella Parola; senza questa fiducia il sentiero si interrompe e non si arriva alla luce. Il cieco è ancora tale e deve essere accompagnato alla piscina. Questo “accompagnamento” sono i  sacramenti della Chiesa. Come il cieco, noi non vediamo Gesù, ma solo i segni della sua presenza; primo fra tutti quello dell’Eucaristia. La Chiesa è nostra madre: ci fa nascere alla fede e ci accompagna nella vita di ogni giorno, celebrando l’Eucaristia e illuminando la nostra strada con l’annuncio del Vangelo.
 

4. «Gli disse Gesù: “Lo hai visto: è colui che parla con te”. Ed egli disse: “Credo, Signore!”». Il cammino della luce si conclude con l’incontro con Gesù. Il cieco, riconoscendo Gesù, viene alla luce. Questo venire alla luce indica la rinascita battesimale e la grazia che accompagna la vita quotidiana del credente rendendola eterna; si tratta non della vita fisica, ma della vita soprannaturale che dona la “vista” della fede.

Commento di don Luigi Galli


23 marzo 2017

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