Lettura del Vangelo secondo Giovanni (1,29-34)
In quel tempo. Giovanni, vedendo il Signore Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele». Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Dalla Parola alla vita
Continua la meditazione sull’evento pasquale; mentre aspettiamo la sua conclusione nell’effusione dello Spirito Santo al cinquantesimo giorno, la liturgia contempla il Crocifisso-Risorto per capire meglio il senso della Pasqua di Gesù. Gesù è l’Agnello di Dio che porta a compimento l’antica alleanza, instaurando la nuova che si compie del suo sangue.
1. «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!». In ogni Eucaristia, con queste parole, l’ostia santa viene mostrata al popolo di Dio radunato per fare memoria della Pasqua di Gesù. L’Agnello è segno e simbolo carico di un significato ricchissimo che racchiude tutta la storia della salvezza. L’Apocalisse, il libro della rivelazione dei misteri di Dio, pone l’Agnello all’inizio e alla fine dell’universo e della storia umana, che è una storia di salvezza: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine» (22,13). A Pasqua è stato immolato l’Agnello e della sua vita viviamo; ora siamo invitati a scoprire il senso della sua morte: è morto al nostro posto e come agnello mansueto è stato portato al macello. Val la pena ricordare che è possibile anche un’altra traduzione di «agnello di Dio»: «Ecco l’Agnello di Dio che ha preso su di sé il peccato del mondo». Avendo preso il peccato su di sé, lo ha tolto e distrutto immolandosi sulla croce.
2. «È lui che battezza nello Spirito Santo». Come è possibile che la Pasqua di Gesù arrivi fino a noi? La risposta è semplice: con il Battesimo noi facciamo parte per sempre della Pasqua di Gesù; quello che lui ha vissuto, l’ha trasmesso a noi che siamo la sua discendenza. Per questo il battezzato è sceso con Gesù nel sepolcro della sua morte ed è ritornato vivo con una vita cambiata. È un ritornello che scandisce il tempo pasquale. Stupisce che i cristiani diano così poco peso al loro Battesimo: tutti ricordano la loro data di nascita, pochi conoscono e festeggiano la loro data di ri-nascita. Eppure il futuro del cristianesimo, almeno in Occidente, dipenderà dalla coscienza battesimale dei cristiani; una Chiesa “schiacciata” sul clero non può affrontare il futuro. Ogni cristiano deve sapere che con il Battesimo ha ricevuto una missione da compiere ed è l’intera missione della Chiesa. La consacrazione battesimale, avvenuta per opera dello Spirito Santo, fa di ogni cristiano un sacerdote (e dunque con un compito ecclesiale), un profeta (e dunque annuncia con le parole e con la vita l’avvento del Regno di Dio), un re (e dunque, come Gesù crocifisso, si fa servitore degli uomini).
3. «Io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio». Come le donne sono corse via dal sepolcro vuoto per annunciare agli apostoli l’inizio del mondo nuovo, così ogni battezzato sente il gioioso bisogno di portare al mondo l’annuncio della salvezza operata dal Signore Gesù con la sua Pasqua. Aver rinnovato le proprie promesse battesimali nella Veglia pasquale significa aver capito che la fede abita nel mio cuore quando decido di testimoniarla.
Commento di don Luigi Galli