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mercoledì 25 giugno 2025
 

Domenica 30 dicembre - Nell’Ottava del Natale del Signore

Lettura del Vangelo secondo Giovanni (1,1-14)

In principio era il Verbo, / e il Verbo era presso Dio / e il Verbo era Dio. / Egli era, in principio, presso Dio: / tutto è stato fatto per mezzo di lui / e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

In lui era la vita / e la vita era la luce degli uomini; / la luce splende nelle tenebre / e le tenebre non l’hanno vinta. / Venne un uomo mandato da Dio: / il suo nome era Giovanni. / Egli venne come testimone / per dare testimonianza alla luce, / perché tutti credessero per mezzo di lui. / Non era lui la luce, / ma doveva dare testimonianza alla luce. / Veniva nel mondo la luce vera, / quella che illumina ogni uomo. / Era nel mondo / e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; / eppure il mondo non lo ha riconosciuto. / Venne fra i suoi, / e i suoi non lo hanno accolto. / A quanti però lo hanno accolto / ha dato potere di diventare figli di Dio: / a quelli che credono nel suo nome, / i quali, non da sangue / né da volere di carne / né da volere di uomo, / ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne / e venne ad abitare in mezzo a noi; / e noi abbiamo contemplato la sua gloria, / gloria come del Figlio unigenito / che viene dal Padre, / pieno di grazia e di verità.
  

Dalla Parola alla vita

La liturgia di questo periodo ci raggiunge con un invito molto chiaro e per questo particolarmente importante, perché dopo aver celebrato la nascita del Signore Gesù, non corriamo il rischio di “mettere via” in fretta il mistero della sua incarnazione, la presenza della luce vera, quella che illumina ogni uomo. È l’invito a sostare ancora un poco davanti alla Natività, idealmente a stare davanti al presepe, senza la fretta di smontarlo e di riporlo in qualche armadio fino al prossimo anno.

Se continuiamo a stupirci di un Dio che si è fatto così vicino agli uomini e per questo si è fatto piccolo e fragile, allora il Natale che abbiamo celebrato in questi giorni non è passato invano: ha lasciato ancora una volta dentro di noi la sorpresa e la gioia per ciò che l’uomo non sarebbe mai stato capace di inventare.

Per poter tornare su di un mistero così grande, questa domenica nell’Ottava del Natale offre alla nostra meditazione e alla nostra preghiera nella celebrazione eucaristica, l’inizio del Vangelo di Giovanni, il “Prologo” come diciamo abitualmente, perché la “carne” del Signore entri un po’ di più nella nostra vita.

Ma il vero rischio non è tanto la fretta o la superficialità, che spesso caratterizzano la nostra vita cristiana; il vero rischio ce lo ricorda ancora una volta l’evangelista Giovanni, che dice: «Venne fra i suoi, e i suoi non l’hanno accolto». Come non pensare allora che oggi “i suoi” siamo noi e che, come accadde allora, accoglierlo nella nostra vita non è per nulla scontato. Non basta allora celebrare il Natale nelle nostre liturgie: sarebbe troppo facile; il Signore ci chiede qualcosa di più: ci chiede di accoglierlo nella nostra vita.

Ed ecco allora la domanda decisiva: dove Signore nasci oggi, in questo nostro tempo, in questa nostra città, in questo nostro paese? La risposta la troviamo ancora una volta nel Vangelo, perché Gesù ci ricorda che ogni volta che abbiamo dato da mangiare o da bere a chi ne era privo, ogni volta che abbiamo vestito o accolto in casa chi era nel bisogno, lo abbiamo fatto a lui. Il Signore Gesù si identifica con tutti coloro che oggi hanno fame e sono senza casa, tutti coloro che chiedono come lui di poter trovare il necessario per vivere. Accogliere tutti costoro significa accogliere oggi il Signore che si fa piccolo e bisognoso di tutto, che viene ad abitare in mezzo a noi. Ma se le cose stanno così, allora possiamo correre anche noi il rischio di celebrare il Natale nella liturgia e di non accogliere il Signore nella nostra vita. Sarebbe una bella contraddizione, o forse semplicemente ipocrisia.

Donaci Signore di stare davanti al tuo mistero di “carne”, cioè di fragilità e di bisogno, donaci di aprire gli occhi e il cuore, di non ripetere ancora una volta il dramma di una nuova esclusione, aiutaci a cambiare il testo del Vangelo, scrivendone uno nuovo con la nostra vita: venne fra i suoi e i suoi… lo hanno finalmente accolto!

Commento di don Marco Bove


27 dicembre 2018

 
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