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domenica 24 settembre 2023
 

Domenica 5 gennaio – dopo l’Ottava del Natale del Signore

Lettura del Vangelo secondo Luca (4,14-22)

In quel tempo. Il Signore Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.

 

Dalla Parola alla vita

Nella letteratura sapienziale dell’Antico Testamento, troviamo spesso la personificazione della Sapienza che, come creatura uscita dalla bocca dell’Altissimo, fa il proprio elogio rimanendo al di sopra di ogni altra realtà creata: «Ho percorso da sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle profondità degli abissi». Ma a un ordine del Creatore dell’universo, la Sapienza abbandona il suo trono, che era su una colonna di nubi: «Colui che mi aveva creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi in eredità Israele”». Queste parole richiamano alla mente il vangelo di Giovanni che, riferendosi al Verbo di Dio, si esprime proprio così, «venne ad abitare in mezzo a noi», letteralmente “piantò la sua tenda” in mezzo a noi. La Sapienza di Dio è dunque Gesù, il Verbo incarnato, di cui in questo tempo vogliamo contemplare la venuta in mezzo a noi.

Anche gli antichi profeti avevano preannunciato un inviato di Dio su cui si sarebbe posato lo Spirito, per una missione di salvezza e di pace. Nella sinagoga a Nàzaret il Signore Gesù si alza a leggere il passo del profeta Isaia in cui sta scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio». Il racconto evangelico si conclude però sottolineando la meraviglia della gente di Nàzaret, per le «parole di grazia che uscivano dalla sua bocca», e sappiamo bene il motivo: Gesù è cresciuto in mezzo a loro, è uno di loro, ne conoscono perfettamente la storia e le radici. Dunque la sua origine umana è certa, come spiegare allora ciò che la sua persona ha cominciato a manifestare? Come tenere insieme l’umano e il divino?

San Paolo, scrivendo ai Romani, offre una buona sintesi: Dio, «mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito». Ecco dunque il confine: la carne del Figlio è simile a quella del peccato, ed è assunta a motivo del peccato, ma si tratta del Figlio di Dio. L’Apostolo inoltre offre un’altra indicazione preziosa, perché sperimentando la nostra umana fragilità, la carne del peccato, ci lasciamo guidare dallo Spirito, per camminare secondo le sue ispirazioni.

In realtà i destinatari del lieto annuncio siamo tutti noi: i poveri, i prigionieri, i ciechi e gli oppressi in attesa di una parola di guarigione e di liberazione. La nostra carne, di cui san Paolo ci ha ricordato la fragilità, soprattutto in senso spirituale per l’esperienza del peccato, grida il proprio bisogno di salvezza e di riscatto. La venuta in mezzo a noi del Signore Gesù ha portato nel mondo la grazia e la forza dello Spirito, come ci ricorda ancora san Paolo: «Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi». Donaci, o Padre, di camminare secondo lo Spirito del tuo Figlio, fratello nostro secondo la carne.


02 gennaio 2020

 
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