Lettura del Vangelo secondo Giovanni (12,12-16)
In quel tempo. Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando:
Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore,
il re d'Israele!
Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto:
Non temere, figlia di Sion!
Ecco, il tuo re viene,
seduto sopra un puledro d'asina.
Sul momento i suoi discepoli non compresero queste cose; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che questo era stato scritto di lui e questo gli avevano fatto.
Dalla Parola alla vita
Entriamo nella Settimana autentica, cioè nella settimana “matrice” di tutte le settimane dell’anno. Non c’è momento più grande e solenne di questo. Ogni distrazione deve essere bandita: la liturgia assume i caratteri straordinari che mettono ordine nella vita cristiana.
La Domenica delle palme inizia a mostrare questa ricchezza e la liturgia ambrosiana prevede due celebrazioni con brani di Vangelo diversi. Il primo racconta l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme seduto su un puledro d’asina; il secondo parla della cena di Betania dove Maria sorella di Marta, presente il fratello redivivo Lazzaro, cosparge di profumo i piedi di Gesù suscitando le proteste indignate di Giuda Iscariota. Da questi brani possiamo ricavare la chiave di lettura di tutta la santa Settimana che oggi inizia.
1. «Seduto su un puledro d’asina». L’ingresso di Gesù a Gerusalemme va letto nel suo potente significato simbolico. Gesù arriva dal monte degli Ulivi ed entra nel Tempio, da dove veniva spinto verso il monte degli Ulivi il capro espiatorio, carico di tutti i peccati degli israeliti, per essere poi abbandonato a morire nel deserto. L’ingresso trionfale a Gerusalemme non è l’ingresso trionfale di un re, ma dell’Agnello che si è caricato sulle spalle i peccati degli uomini e verrà immolato per la salvezza di tutti gli uomini. Non lo vedremo tornare verso il monte degli Ulivi per morire nel deserto, ma sappiamo che morirà alla porta della Città santa. Le palme e gli osanna dei bambini sono gesti profetici che annunciano e accompagnano la passione del Messia-Agnello pasquale.
2. Il profumo sui piedi di Gesù. In questa Quaresima, accompagnati alla riscoperta del nostro Battesimo, ci sono stati consegnati tanti segni sacramentali: la verità che libera, l’acqua che dona la vita eterna, la luce che svela i misteri di Dio, e la resurrezione da ogni forma di male e dalla morte. Ora, all’inizio della Pasqua, ci viene consegnato il segno riassuntivo, cioè il profumo. Il profumo – lo esplicita Gesù stesso – indica la sua sepoltura e ci svela la meta del mistero pasquale: tra pochi giorni, nella Veglia santa, madre di tutte le Eucaristie dell’anno, vedremo il Risorto e da lui emanerà il profumo della grazia e della gioia.
A noi è chiesto di fare come Maria: rompere e svuotare il vaso del profumo, cioè essere totalmente dedicati e attenti alla celebrazione della liturgia per accompagnare l’Agnello pasquale che si immola al nostro posto. C’è in ciascuno di noi un Giuda che non vuole rompere il vaso della generosità e che fatica a offrire tempo e attenzione ai grande momenti della liturgia.
La Domenica delle palme è per noi un invito pressante affinché nella Settimana santa che ci sta davanti facciamo posto, nel nostro cuore, a Gesù che passa portando la croce; oggi entriamo con lui nella Pasqua e come coraggiosi asinelli lo prendiamo su di noi. La Pasqua è il solenne momento in cui si vedrà fin dove arriva la nostra fede e il nostro amore per Gesù.
Commento di don Luigi Galli