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martedì 25 marzo 2025
 

Domenica a Messa, al circolo le bestemmie

Caro direttore, da anni passo il fine settimana nella mia casa in montagna, in un piccolo paese. Presso la chiesa è stato ricavato un locale adibito a circolo ricreativo culturale dove il sabato sera si trovano una ventina di persone, abitanti nelle varie frazioni, a passare un paio di ore di svago giocando a “briscola”. Niente di male, se il gioco non fosse condito da continue bestemmie per le quali nessuno dice niente, salvo io, che cerco nella mia “solitudine” di arginare come posso questo “cancro”. Da notare che, poi, alla Messa della domenica partecipano anche coloro che bestemmiano. Possibile che non si senta mai la voce della Chiesa per arginare questo fango pronunciato dall’uomo “ragionevole”, ma che non si rende conto di ciò che pronuncia? La mia fede mi insegna che la gloria di Dio non può essere sminuita dalle miserabili ingiurie che l’uomo gli lancia contro. Ma chiedo a lei come sia possibile arginare questa vergogna.

GUIDO MARIA ARDUINI - Parma

Fino a qualche anno fa bestemmiare in pubblico era un reato perseguibile penalmente. Nel 1999 il reato è stato depenalizzato, ma sono rimaste alcune conseguenze pecuniarie per cui, anche oggi, chi utilizza pubblicamente invettive o parole oltraggiose contro la divinità soggiace a una sanzione amministrativa compresa tra 51 euro e 309 euro. Questo vale anche per i social network, considerati luoghi pubblici.

La Chiesa ha sempre deprecato la bestemmia che, si legge nel Catechismo al n. 2148, «si oppone direttamente al secondo comandamento». La vera bestemmia «consiste nel proferire contro Dio – interiormente o esteriormente – parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di lui nei propositi, nell’abusare del nome di Dio». In particolare, «è blasfemo ricorrere al nome di Dio per mascherare pratiche criminali, ridurre popoli in schiavitù, torturare o mettere a morte». Si tratta dunque di un peccato grave. Da non confondere con «le imprecazioni in cui viene inserito il nome di Dio senza intenzione di bestemmia». Queste sono però una mancanza di rispetto verso il Signore. In concreto, che cosa fare? Quelle a cui ti riferisci, caro Guido, mi danno l’impressione di essere più delle imprecazioni che, peraltro, sminuiscono le persone stesse che le usano. La cosa migliore è dare il buon esempio e chiedere, con calma e magari come favore personale, di non essere infastidito da queste espressioni, che sono cattive abitudini, segno di poco rispetto per sé stessi e per gli altri. Oltre che per Dio.


21 settembre 2018

 
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