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Nel racconto che l’evangelista Matteo fa delle beatitudini c’è una particolarità che non dobbiamo trascurare: Gesù pronuncia queste parole tenendo sotto gli occhi i suoi discepoli. È un po’ come voler dire: vedo la vostra povertà ma sappiate che è beata perché vi spinge ad affidarvi; vedo la vostra afflizione ma siete beati perché sapete di non essere soli in quel dolore; vedo la vostra mitezza ed è beata perché la non violenza alla fine vince sempre; vedo il desiderio di giustizia che vi portate dentro ed è beato perché non rimarrà inappagato; vedo la vostra misericordia ed è beata perché nasce dal vostro sentirvi perdonati; vedo la vostra purezza di cuore ed è beata perché vi permette di vedere me; vedo gli sforzi per la pace e sono beati perché mostrano al mondo che siete figli miei; vedo le vostre persecuzioni e siete beati perché dicono che siete dalla parte giusta.
È un’educazione bellissima quella che nasce dalle beatitudini perché ci insegna a guardare la nostra vita non desiderandone un’altra ma trovando in essa, seppur nelle contraddizioni e nel buio, una traccia di bene e di luce. Avere uno sguardo così ci salva la vita perché non ci fa perdere di vista ciò che conta e ci aiuta a comprendere che quello che stiamo cercando è già qui ed ora.
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