Luca 6,12-19 - Martedì della XXIII settimana del TO (12 settembre 2023) -
“In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione”.
Potremmo sintetizzare tutto il Vangelo di oggi in questo versetto iniziale del Vangelo di Luca. Gesù prega. E la sua preghiera non è banale o sbrigativa, ma è intensa e prolungata. Forse perché Gesù intende la preghiera non come una qualche pratica da mettere in atto per attirare l’attenzione di Dio, ma come un modo per essere in relazione con Lui.
Dire che Gesù prega significa dire che Gesù coltiva la sua relazione con il Padre. Egli sa bene che tutta la Sua forza, la Sua sapienza, il vero discernimento potrà riceverlo solo da questa relazione. È un po’ come quando scopriamo di avere nella nostra vita una persona buona, saggia, speciale, e frequentarla ci aiuta ad essere persone migliori, a vedere le cose in maniera più profonda, più lucida. Più stiamo con quella persona e più la nostra vita riceve luce e bene.
È esattamente questa la preghiera: frequentare la persona di Gesù, sapendo che da questa relazione noi riceviamo tutto quanto ci serve per vivere, per scegliere, per trovare forza, trovare pace. Ma la cosa che sovente capita è non essere più abituati a pregare, o a pregare solo attraverso preghiere e riti che non riusciamo in nessun modo a trasformarli in relazione vera con Gesù. Sarebbe bello se ciascuno di noi oggi si domandasse che cos’è per lui pregare. La preghiera, quella vera, può salvarci la vita.
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