Lc 17,11-19 - Mercoledì della XXXII Settimana del Tempo ordinario - Anno pari - (13 novembre 2024) -
Non nascondiamoci dietro un dito. Il motivo più ricorrente per cui ci rivolgiamo a Dio è perché abbiamo bisogno. Infatti è proprio nei momenti più difficili che sale più pressante in noi la preghiera.
Il dolore abilita di più le nostre preghiere, o per lo meno le rende più frequenti, più insistenti. Ma questo basta a dirci credenti? La storia raccontata nel Vangelo di oggi è davvero paradigmatica di tutto questo. Dieci lebbrosi cercano e trovano Gesù e gli chiedono di essere guariti. Sono tutti e dieci uniti dalla medesima disperazione.
La lebbra è una malattia tremenda. Gesù non si lascia pregare eccessivamente. Li congeda quasi subito assecondando la loro richiesta: “Appena li vide, Gesù disse loro: ‘Andate a presentarvi ai sacerdoti’. E mentre essi andarono, furono purificati”. È bello pensare anche alla dinamicità di questo miracolo.
La guarigione di queste persone accade in cammino, forse a suggerirci che ogni vera guarigione implica un cammino. Ma la vera variabile di questa storia sta in uno di questi dieci: “Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo”. Gesù non è un distributore di miracoli, ma Qualcuno che ti ama. Se ti accorgi di questo amore, hai ricevuto molto di più di una semplice guarigione: “Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato”. Salvo è molto meglio di guarito, non credi?
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