Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
venerdì 11 ottobre 2024
 

Gesù si lascia coinvolgere dalla gioia e dal dolore di chi ama

Lc 7,11-17 - San Roberto Bellarmino, Vescovo e dottore della Chiesa – Memoria facoltativa (17 settembre 2024) - 

C’è una cosa che colpisce sempre di Gesù, ed è la sua attenzione. Nel Vangelo egli non sembra mai concentrato su se stesso. In realtà egli ha sempre gli occhi aperti che gli permettono di accorgersi soprattutto di coloro che incrocia, dei loro drammi, delle loro storie, delle loro fragilità.

È il caso della vedova del Vangelo di oggi. Questa donna dopo aver perso il marito è costretta ad accompagnare alla tomba anche il suo unico figlio: “Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: «Non piangere!»”. Il primo modo di manifestarsi nella grazia di Dio e la compassione con cui si lascia ferire dalla nostra stessa sofferenza. Gesù ci rivela un Dio che non rimane neutrale davanti ai nostri drammi, ma come ogni persona che ama anche lui si lascia coinvolgere dalla gioia e dal dolore di chi ama. Per questo il suo comando di non piangere assomiglia tanto alle parole che molto spesso noi pronunciamo verso le persone a cui teniamo di più e che magari sono nella prova.

Quante volte anche noi abbiamo pronunciato quel “non piangere” verso qualcuno che amiamo. Ma solo Gesù ha il potere di restituire a questa donna ciò che le è stato tolto, noi no: “E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Giovinetto, dico a te, alzati!». Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre”. Noi possiamo assomigliare a Gesù solo nella compassione, ma possiamo credere in lui come colui che ha il potere di cambiare il finale della storia. In fondo la Pasqua è la certezza che Gesù ha già cambiato il finale di ogni storia, e ci ha già assicurato che anche a noi sarà restituito ciò che abbiamo amato e che ci è stato tolto. Non è una magra consolazione, ma è una grande speranza per cui vale la pena vivere.

Vai alle LETTURE DEL GIORNO


16 settembre 2024

 
Pubblicità
Edicola San Paolo