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mercoledì 15 gennaio 2025
 

Il tempo d’Avvento deve educarci ad accogliere la parola di Gesù con fede grande

Mt 8,5-11 - Lunedì della I Settimana di Avvento (2 dicembre 2024) - 

L’avvento si apre con la preghiera di questo centurione romano che si rivolge a Gesù portando davanti a lui la sofferenza del proprio servo: «Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente».

La prima grande attesa che dobbiamo recuperare dentro la nostra vita è proprio quella nei confronti di Dio. Infatti, finché continueremo a credere che egli può fare qualcosa per ciò che noi viviamo, allora ci sarà sempre qualcosa per cui vale la pena vivere. Il vero dramma è convincersi che non c’è più niente per noi, e che paradossalmente nemmeno Dio può fare più qualcosa per noi e per ciò che viviamo. Questa forma di rassegnazione è la forma più alta di mancanza di fede.

Questo è il motivo per cui Gesù prende immediatamente sul serio la richiesta di quest’uomo: «Io verrò e lo curerò», che tradotto significa “io verrò e prenderò sul serio la sua sofferenza”. Davanti a tutto ciò tutti noi vorremmo la prova certa che la nostra speranza non è un’illusione. Tutti vorremmo dei segni che ci rassicurino proprio su questa aspettativa di bene che ci portiamo nel cuore, ma la grande lezione del centurione romano è esattamente al contrario di questo atteggiamento. Egli non vuole prove, non vuole neppure che Gesù vada a casa sua, sa bene che basta la sola parola di Gesù a cambiare la realtà.

Tutti noi abbiamo già la parola di Gesù: è quella scritta nel Vangelo. Ma la domanda è se questa parola la accogliamo con la fede del centurione o con l’insicurezza di chi vuole costantemente prove che ciò che lì è scritto è realmente vero. Qualcuno potrebbe dire “siamo umani”, ma la verità è che questo tempo d’avvento deve educarci ad accogliere la parola di Gesù con la fede di questo centurione. “In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande”

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01 dicembre 2024

 
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