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giovedì 12 settembre 2024
 

La vita spirituale è il frutto di un dono abbondante di Gesù in noi

Giovanni 3,31-36 - Giovedì della II Settimana di Pasqua (20 aprile 2023) - 

C’è qualcosa di assolutamente incoraggiante della pagina del Vangelo di oggi. Gesù sta cercando di spiegare la differenza che Egli è venuto ad inaugurare con la Sua vita. Il continuo ricorrere alla doppia immagine “dalla terra e dall’alto” sta a significare la radicale differenza di cui Lui è portatore. Ma per entrare in questa “differenza” non c’è bisogno di un nostro sforzo, ma di un dono, è il dono dello Spirito. Se dovessimo usare un’immagine per rendere l’idea dovremmo dire che ciò che opera lo Spirito è simile a ciò che fa un padre quando prende il proprio figlio o la propria figlia e la pone sulle proprie spalle. Da quel momento in poi la visuale cambia e con essa la certezza di essere seduti su qualcuno di affidabile.

Il cambio di prospettiva e la certezza di essere sulle spalle di qualcuno che ci ama è propriamente il frutto dello Spirito. Questo Spirito è donato da Gesù in maniera abbondante: “Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura”. Ecco perché oggi il Vangelo è particolarmente incoraggiante perché ci dice che la vita dello Spirito che noi chiamiamo “vita spirituale” non dipende dai nostri sforzi, ma da un dono abbondante di Gesù in noi. Ma in che modo entriamo in gioco noi con la nostra libertà? Se si è al buio e qualcuno ti dona una candela accesa tu hai il compito di proteggerla affinché essa non si spenga.

La nostra libertà decide o meno il destino di questa azione dello Spirito in noi. Paradossalmente possiamo sprecarla, spegnerla, nasconderla. La condanna non è una punizione impartita da Dio, ma una conseguenza impartita dalle nostre stesse azioni. Infatti se sei al buio e qualcuno ti dona una luce ma tu spegni quella luce, con chi potrai prendertela, con chi ti ha donato la luce o con te stesso?

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19 aprile 2023

 
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