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domenica 23 marzo 2025
 

Nell’abbandono fiducioso si fa esperienza della pace

Mt 6,7-15 - Martedì della I settimana di Quaresima (20 febbraio 2024) - 

Pregando non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole”. È questa la raccomandazione che Gesù fa nel Vangelo di oggi come grande introduzione alla preghiera del Padre nostro. È infatti in questa mentalità sbagliata la radice di ogni male nella preghiera. I pagani sono convinti di poter gestire la divinità attraverso la performance della propria preghiera, come se l’amore di Dio fosse una merce da comprare o accaparrarsi in qualche modo. Gesù tenta di dire che ogni vero amore per essere tale deve essere gratuito, e senza condizioni. Ecco la buona notizia: Dio ci ama in maniera gratuita e senza condizioni. Chi prega si accosta a un amore così, e proprio accostandosi a un amore che ha queste caratteristiche è messo in condizione di cambiare la propria vita. In pratica dovremmo dire che non bisogna convertirsi per essere amati da Dio, ma che ci si può convertire solo e soltanto perché si è fatto esperienza di questo amore.

La preghiera del Padre nostro, quindi, è la preghiera che ci mette nella condizione della conversione perché ci posiziona davanti a Dio con l’unica postura possibile: l’essere figli. È cosi rivoluzionario chiamare Dio Padre, ma è ancora più rivoluzionario consegnarsi a Lui senza la preoccupazione di convincerlo a fare la nostra volontà. Rimettersi alla volontà di Dio non significa rinunciare alla nostra, ma essere convinti che quella di Dio è l’unico vero nostro affare. Chi più di Lui può sapere ciò che è meglio per noi? Ecco allora che nell’abbandono fiducioso si fa esperienza immediata di un dono che sembra mancare in questo nostro tempo: la pace.

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19 febbraio 2024

 
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