Lc 19,11-28 - Mercoledì della XXXIII Settimana del Tempo Ordinario - Anno pari - (20 novembre 2024) -
Alcune parabole di Gesù rendono più di molte altre il significato della Sua missione. È il caso della parabola di oggi in cui Gesù mette in scena un re che si allontana dal suo regno per ricevere il titolo regale e nella sua assenza consegna a un gruppo di servi la responsabilità del suo denaro.
È un tremendo atto di fiducia che si manifesta in due modi che non dobbiamo mai separare: consegnare il denaro e allontanarsi. Quasi mai leggiamo la lontananza di Dio dalla nostra vita come un Suo atto di fiducia. Se Dio non interviene sempre è perché si fida di noi e non perché non gli interessa.
La sensazione dell’assenza di Dio deve spingerci a tirare fuori il nostro meglio e non le nostre paure e le nostre visioni ansiogene sulla vita. Quasi tutti i servi capiscono questa lezione, e al ritorno del re si trovano con questa conseguenza: “Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città. Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città”. Ma c’è un ultimo servo, una sorta di minoranza, che però fa un ragionamento abbastanza diffuso: “Venne poi anche l’altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato”.
In fin dei conti sembra che il ragionamento di quest’ultimo servo non faccia una piega, eppure è completamente sbagliato, e lo è per un dettaglio importantissimo: quest’uomo ha ragionato con una logica perfetta ma a partire dalla sua paura. Se si ragiona assecondando le proprie paure si faranno sempre scelte logiche ma che avranno come risultato la nostra infelicità. “Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci. (…) A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”. Questa è la fine di ogni paura, seppur logica.
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