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mercoledì 23 aprile 2025
 

Convertirsi significa permettere a Dio di agire nella nostra vita

Lc 4,24-30 - Lunedì della III Settimana di Quaresima - (24 marzo 2025) - 

«Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro».

Le dure parole che Gesù usa nel Vangelo di oggi sembrano volerci dire una cosa molto semplice: delle volte è più semplice fare del bene a qualcuno che è lontano, che non condivide la tua cultura, che non abita in casa tua, che apparentemente sembra non avere niente in comune con te. È scandaloso dirlo ma ciò che Gesù tenta di dire ai suoi compaesani è che molto spesso Dio agisce più liberamente con persone che noi consideriamo lontane e scartate, forse perché a differenza nostra queste persone sono più disposte ad accogliere l’azione della grazia senza invece impedirla per colpa di quei pregiudizi, e di quegli schemi che molto spesso invece di essere un aiuto sono un impedimento nell’esperienza di fede.

Convertirsi significa molto spesso per noi credenti liberarci da alcuni schemi che non permettono a Dio di agire liberamente nella nostra vita. Questo non significa che non abbiamo bisogno di una regola, o di un orientamento, ma che Dio agisce sempre in totale libertà e che nessuno di noi può mettere un limite alla sua libertà. Se i nostri schemi, i nostri pregiudizi, le nostre convinzioni pretendono di comandare Dio allora potrebbe darsi che Gesù in persona entri dentro la nostra vita e che noi gentilmente lo accompagniamo alla porta senza accorgerci di lui.

La domanda che ci pone il Vangelo di oggi è molto semplice: quali cose nel mio modo di credere non sono di aiuto a Dio?

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24 marzo 2025

 
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