Gv 21,1-14 - Venerdì fra l'Ottava di Pasqua (25 aprile 2025) -
“Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla”.
Pietro è un leader, e lo è anche quando sta male, quando ha perso la bussola e non sa cosa fare. La sua scelta personale suscita subito sequela da parte degli altri. Ma Pietro non è un mago, è un uomo come gli altri. Anche lui può sperimentare l’amara constatazione di non pescare nulla. Ma se non peschi non puoi nemmeno mangiare. Pietro e gli altri non praticano la pesca per sport, la praticano per vivere. Ci sono dei fallimenti che non sono marginali nella vita ma vanno a toccare la parte più essenziale.
È bello però pensare che dal fondo quel fallimento, di quella mancanza di risultati, di quella fame, Gesù costruisca un’esperienza pasquale: “Quando già era l’alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci”.
Una volta la mia guida spirituale mi disse “in certe circostanze, quando si sta così male, l’unica cosa che può salvarci è l’obbedienza”. Il vangelo di oggi ci spiega in maniera nitida in cosa consista l’obbedienza. La nostra reazione orgogliosa davanti all’esperienza del fallimento della pesca sarebbe stata certamente la rabbia, il risentimento e soprattutto il rigetto del consiglio di quello sconosciuto che dalla spiaggia dice cosa bisognerebbe fare. Ma i discepoli mostrano la loro vera santità dalla docilità con cui assecondano quell’indicazione.
Solo così inizia una serie di cose che li porterà a comprendere che in tutto quel buio è proprio Gesù che è andato a cercarli. Il miracolo dell’obbedienza è esorcizzare l’orgoglio e la superbia e affidarsi alla voce di chi ci guida affinché attraverso di essa approdiamo a un porto nuovo. Quello sconosciuto non è uno sconosciuto “è il Signore”.
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