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“Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete”. Mai come in questo momento storico queste parole di Gesù risultano attuali. Infatti stiamo assistendo al moltiplicarsi di molte esperienze anche in seno alla Chiesa, ma siamo certi che esse vengono davvero da Dio?
L’unico criterio di giudizio non sono le apparenze, ma i frutti. Bisogna però stare attenti a non confondere i frutti con i numeri. Se una qualunque esperienza ecclesiale, o la lodevole iniziativa di qualcuno suscita l’interesse di molti, bisogna però domandarsi cosa essa effettivamente produce. Se ci si sente rassicurati solo dal fatto che ad esempio in un certo tipo di esperienza o in una tale proposta si prega molto, si dicono molti Rosari, ci si rivolge spesso a Maria, si usano quotidianamente i sacramenti, ma poi si insinua la divisione, si attacca il Papa, la Chiesa, la comunione, allora ecco i lupi travestiti da agnelli.
Un caro amico monaco e con una grande esperienza anche come esorcista mi ripete spesso che quando c’è il male c’è l’avversione al Sacro, ma non bisogna pensare che il Sacro sia solo ciò che esternamente lo sia. Il male può tollerare un crocifisso appeso a un muro, ma non tollera un cristiano che abbraccia la Croce nella sua vita. Il male può farti accostare ogni giorno all’Eucarestia, ma odia la comunione ecclesiale, e così insinua dubbi, semina discordia, confonde le acque, suscita scandali ma al solo scopo di distruggere il compimento di ogni Eucarestia che è la comunione della Chiesa.
Ma è vero anche il contrario: con la lodevole retorica di una certa teologia si possono distruggere i capisaldi della fede e questo solo perché così siamo più al passo con i tempi. Insomma ha ragione Gesù: non fidiamoci solo delle apparenze, impariamo a guardare anche i frutti. È lì la verità di ogni cosa.
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