Giovanni 13,16-20 - Giovedì della IV Settimana di Pasqua (4 maggio 2023) -
“Un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica”. Cosa significa tutto questo se non che anche noi dobbiamo attraversare la stessa esperienza che ha attraversato Cristo? Non possiamo pensare che annunciare il Vangelo ci porterà sempre applausi e consensi. Vivere secondo la logica del Vangelo significa vivere secondo una logica diversa da quella del mondo.
Se Gesù lo hanno fatto fuori è perché il mondo fa sempre fuori chi ragiona diversamente. Il mondo difende le logiche del possesso, dell’egoismo, del tornaconto, dell’utilitarismo, dello sfruttamento, della prevaricazione. Gesù chiede ai suoi discepoli di essere disposti ad amare fino a dare la vita per coloro che si ama. Chi vive con questa logica diventa inevitabilmente un rimprovero vivente al mondo stesso. Non è la logica della penna rossa usata da chi si crede un maestro, ma è la logica del testimone che costringe chi lo incontra a dover fare i conti con se stesso.
In questo senso il cristiano non deve avere bisogno di puntare il dito, ma deve poter mostrare con la sua stessa vita un’alternativa, un modo diverso di vivere. Ecco perché la differenza non la fa chi sa bene la teoria ma chi si mette in gioco nella pratica. Il vero traditore è colui che dice a parole il Vangelo e poi lo smentisce con la sua vita. È la nostra vita che deve parlare, più ancora delle nostre parole. Un cristiano combatte ciò che è brutto mostrando la bellezza.
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