Marco 12,1-12 - San Bonifacio, Vescovo e Martire, Memoria (5 giugno 2023) -
L’immagine che usa Gesù nel Vangelo di oggi è di grande efficacia. Infatti attraverso la storia del padrone della vigna Egli indica chiaramente che la più grande illusione che noi uomini coltiviamo è l’illusione del possesso. Viviamo come se questa nostra vita ce la fossimo data da soli. Ma questa vita non ce la siamo data da soli ma l’abbiamo ricevuta.
Il padrone della vigna è lui in prima persona a faticare, e solo in un secondo momento consegna il frutto della sua fatica alle cure dei vignaioli: “Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano”.
Anche noi entriamo in scena solo dopo che abbiamo ricevuto come dono la vita, a patto però di non dimenticare che non ne siamo i padroni e che c’è differenza tra l’essere creature ed essere creatori. Quando si vive invece pensando di essere Dio accade che si comincia a vivere con pretesa e sulla difensiva perché non si accetta in nessun modo che qualcuno possa arginare la nostra illusoria onnipotenza. Molte persone vivono e agiscono come se fossero i padroni del mondo, dimenticando soprattutto che prima o poi dovranno anch’essi morire e proprio per questo rendere conto di ciò che hanno fatto.
Il vangelo non vuole dirci che Dio fa doni che poi rivuole indietro, ma che fa doni che non devono però incattivirci. Se ci dona intelligenza essa non va usata come arma. Se ci dona bellezza essa non va usata per disprezzare. Se ci dona salute essa non va usata per vivere di eccessi. Ogni cosa è dono ma ogni dono contiene al suo interno un’intima chiamata alla responsabilità. Chi non comprende questo pacificamente lo comprenderà traumaticamente, perché tutti, ma proprio tutti, alla fine dobbiamo fare i conti con sorella morte.
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