Luca 14,15-24 - Martedì della XXXI settimana del TO (7 novembre 2023) -
“Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi”.
La triste parabola che Gesù racconta nella pagina del Vangelo di oggi sembra assomigliare all’indifferentismo religioso che ormai come un cancro sembra attraversare la nostra società. Dio ci ama e imbandisce una tavola di gioia per noi, e invece ognuno sembra ripiegato sulle proprie cose: carriera, affetti, affari, problemi. Il cristianesimo sembra essere solo quello delle grandi Chiese che invece di essere grembi di preghiera sono diventati soltanto luoghi per turisti.
Abbiamo fatto fuori dal nostro mondo Dio e ignoriamo ogni mattina il Suo invito a sedere a tavola con Lui. Ma cosa comporta tutto questo? “Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena»”.
Dio è apprezzato solo da chi ha sperimentato nella vita la fatica di vivere, il peso della mancanza, la ferita della sofferenza. Torniamo a essere credenti solo quando ci riscopriamo semplicemente umani. Ha ragione il salmo quando dice: “L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono”. Ma facciamo sempre in tempo ad aprire gli occhi e ad accettare di nuovo l’invito a sedere a tavola con Lui. Il mondo cambierebbe davvero.
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