Lc 11,1-4 - Mercoledì della XXVII Settimana del Tempo Ordinario - Anno Dispari - (8 ottobre 2025)

Quando una persona ha il desiderio di imparare a pregare, dovrebbe leggere la pagina del Vangelo di oggi, perché l’inizio di ogni preghiera ha sempre a che fare con la richiesta che i discepoli fanno a Gesù: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».

Chi infatti vuole imparare a pregare, deve cominciare con il domandarlo al Signore, perché solo lui è il vero maestro della preghiera. Solo lui può donarci misteriosamente lo Spirito Santo che pian piano e soavemente agisce nel nostro cuore insegnandoci qualcosa di cui abbiamo fin da sempre un grande desiderio ma non sappiamo mai come attuarlo. La preghiera è come il respiro, senza di essa si rischia di morire. Ma a differenza del respiro, la preghiera non è spontanea, ha bisogno di una decisione, di un impegno, di una costanza.

Questo nostro mondo è sempre più disperato perché ha smarrito la via della preghiera, o peggio ancora ha confuso la preghiera con la semplice recita di preghiere. Ha ragione Gesù nel dire che la prima cosa di ogni preghiera è ricordarsi a chi ci stiamo rivolgendo. Se infatti la nostra preghiera non è indirizzata a un Padre, cioè a qualcuno di cui abbiamo la certezza interiore che ci ama, allora quella preghiera ha più il sapore della paura, delle insicurezze, delle ferite ma non è adatta a salvarci la vita, perché si ha la vita salva solo e soltanto quando sappiamo di trovarci non davanti a un muro ma davanti a qualcuno che ci ama.

E davanti a questo qualcuno che ci ama allora anche la cosa più difficile diventa possibile, perché la radice più profonda di ogni disperazione è non avere nessuno a cui rivolgerci sia nella gioia che nel dolore. Iniziamo allora a recitare il Padre nostro, pensando che ogni parola che Gesù ha messo in quella preghiera è una lezione di vita, una conversione, un cambiamento. 

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