Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 03 ottobre 2024
 

Gesù ci ha salvati nella carne, non dalla carne

Marco 12,35-37 - Venerdì della IX Settimana TO (9 giugno 2023) - 

La domanda che Gesù pone nel Vangelo di oggi è lo zenit di un grande discorso che Gesù sta facendo per portare man mano chi lo ascolta a scoprire la sua vera identità. Egli è figlio di Davide secondo la carne e figlio di Dio secondo lo Spirito. Attraverso Giuseppe si porta addosso il cognome della famiglia di Davide, ma Egli è in realtà il figlio di Dio. Per questo domanda: «Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo: Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi. Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?».

Qui si incontra la vera natura di Gesù che è contemporaneamente vero Dio e vero uomo. Ciò sta a significare che per prendere sul serio Dio noi dobbiamo prendere sul serio Gesù. Cioè per prendere sul serio la divinità di Cristo, dobbiamo prendere sul serio la sua umanità. In questo modo la logica dell’incarnazione ci insegna che la via a Dio è l’umano. Per trovare Dio dobbiamo scendere quanto più possibile nell’umano della nostra vita, della nostra storia, di chi ci sta accanto.

Gesù è Colui che ha attraversato l’umanità riempendola di un significato nuovo. Per questo Dio non si contrappone più all’umano, il trascendente non si contrappone più all’immanente, il cielo non è più in conflitto con la terra. In Gesù Dio lo si incontra nell’umano, il trascendete nel fondo dell’immanente, e il cielo scavando in fondo alla terra. Questa riconciliazione ha guarito una volta per tutte la divisione, il conflitto che molto spesso abita il cuore dell’uomo.

Una certa visione dualista ci fa dividere sempre la realtà della nostra vita disprezzandone una metà a discapito dell’altra. Gesù venendo al mondo ha tolto di mezzo l’inimicizia che c’era tra la nostra vocazione ad essere umani e la vocazione ad essere chiamati a diventare figli di Dio. Gesù ci ha salvati nella carne, non dalla carne. Per questo risorge con un corpo e non solo con l’anima.

Vai alle LETTURE DEL GIORNO


08 giugno 2023

 
Pubblicità
Edicola San Paolo