Lc 1,5-13 - Giovedì della XXVII Settimana del Tempo Ordinario - Anno Dispari - (9 ottobre 2025) -
La pagina del Vangelo di Luca di oggi continua a insistere sull’importanza della preghiera. Troppe volte, pensiamo che la cosa più importante della preghiera sia la sua performance. Gesù invece ci insegna che la cosa più importante della preghiera è la costanza, cioè non smettere di pregare mai anche quando abbiamo la sensazione che con la preghiera non sia la migliore, o quando sopraggiunge la stanchezza, o lo scoraggiamento.
Ecco perché efficacemente egli racconta la storia di un amico che bussa alla porta di un altro amico quando ormai è notte fonda, e chi è nella casa fa fatica ad alzarsi per aprire la porta: “vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza”. La traduzione di un simile racconto potrebbe essere la seguente: molti di noi pregano e hanno come la sensazione che Dio non risponda alla preghiera.
Questo ci potrebbe convincere di smettere di pregare, ma anche davanti a una sensazione simile non dobbiamo demordere, perché l’insistenza alla meglio anche sull’apparente chiusura. Anzi, la vera conversione è pregare con la certezza di queste parole: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. E cosa può darci la certezza di pregare in questo modo?
Credere con tutto noi stessi che Dio non è una divinità da convincere, ma un padre che ci ama: “Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”. Dio è un padre, e rimane tale anche quando non esaudisce le nostre preghiere, perché l’amore non è per forza esaudire ma è dare il meglio, e delle volte questo meglio passa attraverso un misterioso no.
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