Caro Direttore, decide di Enti “no profit” bussano in continuazione per ottenere aiuti economici, talvolta con una frequenza o con modalità non particolarmente gradevoli. Ritengo che siano tutti (o quasi?) meritevoli di sostegno. Io e mia moglie siamo pensionati, non certo con “pensioni d'oro”, ma che ci consentono di ritagliare un certo margine per le cosiddette “erogazioni liberali”. Da anni sosteniamo economicamente un numero piuttosto grande di enti ed organizzazioni. Anno dopo anno si fanno avanti sempre nuovi soggetti che aspirano a partecipare alla “spartizione della torta”, e siamo ormai arrivati a un punto che potremmo chiamare “di saturazione”.
Ci si pone quindi un problema di capienza e di scelta, essendo impensabile soddisfare tutte le richieste – a volte reiterate con cadenza assillante – che ci piovono addosso. Abbiamo allora trovato un metodo un po' empirico: avendo stretti legami di amicizia con tre padri missionari di Istituti diversi, diamo a questi la priorità; seguono organizzazioni (altri due Isti - tuti missionari, Caritas, CBM, Oxfam, ecc.), operanti su scala nazionale o internazionale, le cui attività si trovano chiamate su Famiglia Cristiana; infine, svariate Onlus, Ong, associazioni di volontariato e simili.
Un altro aspetto è che molti di questi enti si fanno premura di rovesciarci addosso una quantità di posta decisamente eccessiva rispetto alla nostra “capacità di assorbimento” . Una situazione non molto dissimile si verifica per la posta elettronica. Alcuni di essi, in certi periodi, arrivano a “bersagliarci” addirittura con cadenza quindicinale, oppure con lettere di una prolissità estenuante, o farcite con sottolineature interminabili. Un caso record: da un ente del terzo gruppo sono pervenuti nell'arco di quasi un anno – a parte una rivista – ben 13 plichi con un peso complessivo di 800 grammi, contenente anche svariati gadget.Farei ben volentieri a meno di simili “omaggi” se il loro controvalore – sia pure esiguo – andasse invece a incrementare i fondi destinati alle vere e proprie finalità istituzionali dell'ente. Ho la netta impressione che da parte di taluni di questi enti si esageri decisamente nelle spese puramente pubblicitarie.
Considerando tutte le spese, quanti centesimi vengono effettivamente destinati alle finalità sociali proprie dell'ente, e quanti invece – fatte salve le inevitabili e giustificabili spese di gestione – vengono inghiottiti da spese pagate promozionali? In positivo ho constatato, invece, alcune pratiche lodevoli, come l'invio periodico di un conciso resoconto di entrate e uscite. Sarebbe interessante che ne parlaste su Famiglia Cristiana e, magari, di ricevere anche pareri ed eventuali suggerimenti da parte di lettori e lettrici». UMBERTO
Caro Umberto, sollevi un problema molto sentito e ci dai un buon suggerimento per un eventuale approfondimento di un mondo, quello del non profit e del volontariato, che per sostenersi e proseguire la propria missione chiede – a volte, come dici tu, con eccessiva insistenza – un sostegno economico. Si tratta di una realtà estremamente frastagliata e complessa per il gran numero di attori che ne fanno parte e per le diverse “mission” a cui assolvono, in cui però possono nascondersi delle truffe più o meno evidenti, che a volte possono nascondersi anche dietro a eventi drammatici (terremoti, guerre, disastri naturali, ecc.).
Per queste situazioni particolari possono, infatti, coesistere, accanto a iniziative serie, anche finte organizzazioni che sfruttano la commozione generale. Nella tua lettera indica comunque alcuni criteri di selezione che sono interessanti e che si fondano sulla conoscenza diretta del destinatario, sulla “garanzia” di un terzo – in questo caso la nostra rivista –, e il resto un po', da quanto capisco, “ a naso”, fidandovi del vostro sesto senso. Diciamo innanzitutto che la vostra propensione alla donazione, come quel - la di tantissime persone in Italia, apre il cuore alla speranza, perché sono segni che contribuiscono a creare un tessuto di relazioni fondate sulla solidarietà e la compassione. In secondo luogo ricordo che le erogazioni liberali, se tracciabili,usufruiscono di benefici fiscali (deduzione o detrazione), segno che il nostro Paese guarda con favore a queste forme di solidarietà. Ci sono, infine, alcuni criteri che possono darci qualche indicazione sull'affidabilità degli enti non profit: la descrizione precisa su supporti cartacei o su siti delle attività svolte, la trasparenza dei bilanci attraverso la presentazione di regolari rendiconti, la non eccessiva insistenza nelle richieste ... Lascio alla comunità dei lettori di suggerirne altre