Caro direttore, sarà colpa del coronavirus, dello stare isolati per parecchio tempo, non più abituati a incontrarci di persona, fatto sta che riscontro, non so se chiamarlo un anonimato, ma certamente un mimetizzarsi, uno stare in disparte, un farsi i fatti propri. Per poi essere invece quasi ossessionati dal voler conoscere i fatti degli altri, magari pure con i loro risvolti morbosi. Giornali e trasmissioni televisive sono sempre pronti a servire in abbondanza tanti dettagli.
Come cristiani ci può andar bene una situazione come questa? Direi proprio di no. Come si potrebbe incidere almeno un pochino tra quelli che ci stanno attorno? Credo sia opportuno e urgente un impegno quotidiano di vicinanza con chi incontriamo: familiari, amici, vicini, sconosciuti. Basterà essere autentici e disponibili per un dialogo personale. In fondo è quanto ha fatto Gesù…
FRANCESCO FERRARI (MERATE LC)
Caro Francesco, alle tue considerazioni ne aggiungo una di cui si sente parlare spesso e che riguarda un certo “cattivismo” imperante, una sorta di atteggiamento malfidente, quando non apertamente ostile e violento, verso il prossimo nei tanti luoghi del nostro quotidiano. Nell’opinione di molti, e io concordo, il clima umano nelle nostre città sembra peggiorato dopo la pandemia.
Papa Francesco all’Angelus di domenica 31 maggio, solennità di Pentecoste, qualche settimana dopo che l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva comunicato a reti unificate l’inizio del periodo di lockdown, ci ammonì che dalla pandemia non saremmo usciti uguali, ma o migliori o peggiori. E sui balconi per alcuni giorni cantavamo e suonavamo, forse più per esorcizzare il tempo che si stava aprendo che perché credevamo veramente in un futuro radioso.
Da allora tante cose sono cambiate, fra cui lo scoppio di due guerre terribili, che non risparmiano bambini e civili. Un’ombra di egoismo e paura sembra essere calata nei cuori degli uomini. Accompagnata, non a caso, da un generalizzato calo della frequenza a Messa, segno esterno di una fede in crisi, almeno da noi in Occidente. Se Dio non è presente nel nostro cuore, qualcun altro ne prende possesso. L’atteggiamento che indichi tu, quello della fiducia e dell’apertura verso il prossimo, è la profezia che ci è chiesta oggi, aiutati, invocandolo, da Colui che porterà la storia al suo fine ultimo di salvezza: lo Spirito Santo.