Una schermata del videogioco "That Dragon, Cancer".
Definirlo videogioco è improprio: con la malattia e la morte dei più piccoli non si può giocare.
Possiamo definirla piuttosto una narrazione digitale da attraversare in punta dei piedi, consapevoli che uno dei suoi creatori, Ryan Green, ha sperimentato di persona la vicenda dolorosa che transita sullo schermo e l’ha definita: “un viaggio di speranza all’ombra della morte”. Stiamo parlando di “That Dragon, Cancer” (Questo mostro, il cancro), la ricostruzione elettronica della vicenda del piccolo Joel Green, colpito da un tumore teratoide/rabdoide atipico e scomparso all’età di cinque anni.
I medici avevano previsto una esigua aspettativa di vita per questo piccolo che, grazie alle cure, all’amore dei genitori e alla preghiera di migliaia di persone ha lottato per quattro anni contro la tremenda malattia.
I genitori del bimbo, Ryan sviluppatore indipendente di videogiochi ed Amy scrittrice e conferenziera, hanno sperato in un miracolo, coinvolgendo anche attraverso la Rete migliaia di persone in un percorso di preghiera accorata per Joel.
In una delle scene della ricostruzione digitale il piccolo viene immaginato solo in una piccola imbarcazione sperduta nel mare con il giubbotto salvagente al collo, mentre il padre narra come proprio un episodio del vangelo presenti Gesù che dormiva in una barca in mezzo alla tempesta, mentre i suoi discepoli erano terrorizzati.
Un viaggio, quello dei Green, innervato di fiducia e lotta per la vita, intriso di amore, speranza e fede, le tre virtù che hanno esteso i giorni terreni di Joel oltre ogni aspettativa.
“That Dragon, Cancer” è un’esperienza interattiva che dura circa un paio d’ore, nella quale la ricostruzione digitale si fonde con la realtà per creare un percorso di condivisione profonda. I Green coinvolgono gli utenti del loro prodotto in un prezioso esercizio di rielaborazione del lutto attraversando il dolore, mediato e compartecipato grazie all’elettronica, senza sconti.
Quattordici scene senza punteggi né sfide, se non l’unica grande sfida dell’epica lotta contro il male, fisico e morale sino a far emergere la statura gigantesca di questa famiglia, che ha altri tre figli, di fronte a qualsiasi forza negativa. Una dimostrazione che il digital storytelling può unire menti e spirito, oltre ogni confine fisico. Perchè coinvolgere altri in un'esperienza così drammatica? Per empatia, per compassione (cum-patior, sentire insieme) per condividere in un flusso dii coscienza un'esperienza di solidarietà, con canoni molto più coinvolgenti di qualsisia prodotto multimediale.
“That Dragon, Cancer” si può scaricare per 14 Euro dal sito www.thatdragoncancer.com. Una parte del ricavato verrà devolto a favore della ricerca per il cancro.