Che il tema dell’educazione sia importante è cosa oramai risaputa e non solo per le grandi dispute attorno alla scuola e al suo indirizzo. Anche il Festival Biblico di quest’anno tenta di declinare questo aspetto della nostra vita, non piccolo a dir il vero e comunque fondamentale per il nostro futuro. La Conferenza Episcopale Italiana lo ha posto come il grande tema-percorso per il prossimo decennio.
Anche le Scritture ci aiutano a collocare l’educazione come aspetto
vitale e da non dimenticare, non fosse altro perché è l’azione di Dio
verso il suo popolo: Dio lo educa con pazienza e con cura, passo dopo
passo. Se facciamo attenzione la Bibbia nasce come narrazione tramandata
di generazione in generazione, tessendo il filo di una storia costruita
sull’alleanza, di cui i padri sono testimoni nei riguardi dei figli, i
vecchi a fronte dei giovani, una generazione in continuità con l’altra.
Si trasmette ciò che è stato consegnato, non tuttavia con modalità fisse
e ripetitive, bensì in una interpretazione continua e rinnovata.
L’evento dell’esodo è paradigmatico, per Israele, dal momento che la
liberazione non riguarda solamente coloro che hanno vissuto il passaggio
del mare e l’epopea del deserto; riguarda tutti e ciascuno, in una
consegna generazionale che si fa rito: “Questo sarà per voi un
memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in
generazione lo celebrerete come un rito perenne” (Es 12,14). Così
per la Pasqua dei cristiani, impressa negli orecchi, negli occhi, nelle
mani dei primi testimoni e tramandata quale esperienza da condividere
nel passaggio delle generazioni: “Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1Gv 1,3).
Il Festival Biblico non poteva, pertanto, non confrontarsi con questa
tematica, rilanciando una sfida di attualità delle Scritture per ogni
generazione; e non solo con apporti pensosi e contributi riflessivi, ma
con i molteplici linguaggi comunicativi sperimentati nelle precedenti
edizioni. Chi si è immerso anche solo per un momento nel gioco, nei
colori, nei canti dei bambini e dei ragazzi convenuti nei giorni dei
Festival precedenti, non ha potuto non unirsi al salmo: “Una generazione narra all’altra le tue opere” (Sal 145,3).