Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 14 dicembre 2024
 

Egitto: se Al Sisi chiude le moschee

Preghiera nella moschea di Al Azhar (Reuters).
Preghiera nella moschea di Al Azhar (Reuters).

In Egitto, la battaglia del regime del presidente Al Sisi contro l'estremismo islamico non si svolge solo con la repressione poliziesca nelle strade o con le sentenze dei tribunali. Una lotta ancor più decisiva, anche se ai nostri occhi occidentali più sotterranea, si svolge sul terreno delle moschee e della predicazione religiosa.

L'ultimo, clamoroso provvedimento risale al 18 febbraio, quando il ministero per le Organizzazioni religiose ha decretato la chiusura immediata di tutti le sale di preghiera e i luoghi di culto di dimensione inferiore agli 80 metri quadrati. Da un giorno all'altro, 27 mila "moschee di quartiere", piccole moschee improvvisate anche in garage, magazzini o appartamenti hanno perso il diritto di esistere. 

I sostenitori del provvedimento dicono che queste micro-moschee improvvisate, fuori da ogni controllo, sono il terreno prediletto dei predicatori estremisti e il principale sistema di reclutamento delle organizzazioni terroristiche o simpatizzanti per il terrorismo di matrice islamica. In loro soccorso sono arrivati anche i teologi, i quali hanno ricordato che le cinque preghiere quotidiane possono essere svolte anche in luoghi informali, mentre le preghiere del venerdì e delle feste islamiche devono essere svolte in una vera moschea. I contrari (per esempio, il partito salafita Nur) ribattono che buttar fuori tanti fedeli senza dar loro un'alternativa è un ottimo sistema per incentivare la rabbia e l'estremismo.

La questione è delicata, anzi esplosiva. Infatti lo stesso Governo egiziano, insieme con quel provvedimento, ne ha approvato un altro per dare a 400 predicatori salafiti (movimento dell'islam radicale) il diritto, appunto, a predicare in moschea senza sostenere prima alcun test o esame ma solo impegnandosi a non trattare temi politici durante i loro sermoni.

Anche questa decisione ha suscitato polemiche, perché fino all'agosto del 2013 gli unici imam autorizzati a predicare in moschea erano quelli "diplomati" presso la grande moschea di Al Azhar, massima autorità dell'islam egiziano e sunnita insieme, negli ultimi tempi nota anche da noi per la decisa condanna degli atti terroristici come quello contro la redazione di Charlie Hebdo a Parigi. Per attutire la cosa, il Governo ha istituito una commissione che manderà degli "ispettori" ad ascoltare le prediche dei nuovi imam e a controllare che esse siano "politicamente corrette".


 

Questi e altri temi di esteri anche su fulvioscaglione.com

10 marzo 2015

I vostri commenti
1

Stai visualizzando  dei 1 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo