Paglo Iglesias Turrion, leader di Podemos.
Non fatevi ingannare dall’aria sciatta di Pablo Iglesias Turrion, leader di “Podemos”, il movimento nato sulle ceneri degli “indignados” detti anche 15-M (i ragazzi che a metà maggio 2011 si ammassavano con i sacchi a pelo davanti alla Puerta del Sol di Madrid) e che alle elezioni dell’altro ieri amministrative ha terremotato la Spagna. Nonostante la barba incolta, il piercing sul sopracciglio, la coda di cavallo e la camicia spiegazzata, Iglesias non è uno studente fuori corso, bensì un raffinato professore universitario, meno giovane di quel che sembra (ha 37 anni) con due lauree (una in Legge, l’altra in Scienza della Politica) un dottorato di ricerca all’Università Complutense di Madrid (dove insegna) e un passato di ricercatore a Cambridge. In pochi mesi il leader di Podemos, al grido di “Siamo in grado di sognare, possiamo vincere” ha portato il suo movimento a diventare la terza forza politica di Spagna. La politica il ledar spagnolo ce l’ha nel sangue: è figlio di Maria Luisa Turrión Santa María, avvocato del sindacato Commissioni Operaie, e Francisco Javier Iglesias Peláez, ispettore del lavoro e docente di storia, ex attivista del Fronte Rivoluzionario Antifascista patriottico (Frap). I suoi genitori lo chiamarono così in onore dell’omonimo Pablo Iglesias, il tipografo di Madrid che nel 1879 fondò il Psoe (Partido Socialista Obrero Espanol). Suo nonno, militante socialista, fu incarcerato e condannato a morte durante il regime franchista, mentre suo padre venne condannato al carcere per reati d’opinione.
Questo figlio d’arte della sinistra a 14 anni già militava nei comunisti madrileni e qualche anno dopo partecipava al G8 di Genova. Un tipo decisamente sveglio: vicino agli indignados, ricercatore e poi docente universitario, dopo aver partecipato come moderatore a numerose assemblee pubbliche, si è fatto largo in Tv conducendo un programma di attualità politica. Ama molto fare televisione. Chi vi ricorda? Avete indovinato. Anche in Italia Iglesias fa furore, soprattutto dopo il successo di ieri, perché si sa che in Italia – anche nella sinistra - si è sempre pronti a salire in soccorso del vincitore. Ed ecco il sindaco di Napoli De Magistris, il sindaco con la bandana, che probabilmente fino a qualche giorno fa nemmeno sapeva chi era, esultare in un Tweet, e con lui Vendola, gli Tsipras all’italiana, il leader dei metalmeccanici Landini, persino il premier segretario Matteo Renzi. In realtà questo quasi quarantenne che alza il pugno alle convention, alla guida di un partito che spopola a Barcellona, Madrid, Valencia e Saragozza e che ha decretato la fine del bipartitismo Pp-Psoe, non può essere accostato a nessuno di loro. Perché quella di Iglesias è una sinistra diversa. Tra l’altro “el colete” (il codino, come lo chiamano gli spagnoli) non ha proprio un’altissima considerazione di Renzi, lo definisce un “signore democristiano che è diventato il riferimento fondamentale dei fuori strada, persi, spaventati, umiliati socialisti spagnoli”. Allude a Pedro Sanchez, leader del Psoe, che di Renzi ha copiato anche la camicia bianca.
Le ricette politiche portate avanti da “el calete”, che dopo la vittoria parla di “cambiamento irreversibile”, sono radicali: riduzione drastica dell’Iva per i beni di prima necessità, cui fa da contraltare un aumento dell’imposta fino al 35per cento per i beni di lusso, Tobin Tax sulle transazioni finanziarie, inasprimento dei reati fiscali, moratoria dei debiti per le famiglie in difficoltà nel pagamento dei mutui, misure anti-casta, politiche di apertura verso le nuove immigrazioni dall’Africa, con revisione delle misure Frontex e l’abbattimento dei recinti divisori innalzati nelle enclave spagnole, referendum obbligatorio su tutti i temi rilevanti e reddito minimo di cittadinanza. Tutto questo lo rende diverso e simile ai Cinque Stelle, al Pd, a Sinistra ecologia e libertà, alla Lista Tsipras. Podemos è solo Podemos e si capisce solo se si va a guardare le nuove generazioni spagnole, la cui percentuale di disoccupazione supera il cinquanta per cento. I conservatori del Pp e i progressisti del Psoe non sono stati in grado di intercettare i loro sogni e i loro bisogni: Pablo Iglesias Turrion invece c’è riuscito e ha l’aria di voler proseguire fino alla conquista del Governo, versione già evoluta del modello Tsipras in Europa.