Caro direttore,
voglio bene a papa Francesco e lo stimo. Però le sue affermazioni sulle elezioni americane, rilasciate nel volo di ritorno dall’Asia, mi sono sembrate inaccettabili. Come si possono mettere sullo stesso piano i candidati alla Casa Bianca, Kamala Harris e Donald Trump?
Il Papa ha diritto a difendere la sua posizione sull’aborto, ma tra i due candidati Trump è di gran lunga, e chiaramente, il male maggiore. Egli è ostile, fino all’odio, verso i migranti e alimenta la paura degli elettori con menzogne e disinformazione sistematica; ha incitato l’insurrezione a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, durante la quale almeno sette persone hanno trovato la morte; ha lasciato intendere che, se eletto, abbandonerà l’Ucraina alle mire espansionistiche di Putin; è nota la sua simpatia per autocrati e dittatori di tutto il mondo; è ostile ad ogni iniziativa di tutela ambientale, negando che sia in atto un cambiamento climatico, tanto che nel 2017 ritirò il suo Paese dagli accordi di Parigi; è fautore di politiche che aumenterebbero la già aberrante disuguaglianza economica; è determinato ad abolire l’Obamacare.
Aggiungo che lui sarà anche antiabortista, per assicurarsi il sostegno della chiesa evangelica, ma in campo di morale sessuale è tutt’altro che un modello ed è noto il suo disprezzo per le donne. Insomma, Harris non è perfetta per un elettore cattolico, ma la politica è fatta di compromessi e, come dice il Papa, bisogna scegliere il male minore. Ma quale sia il male minore a me sembra piuttosto oggettivo.
SIMONE QUAGLIO - PADOVA
Caro Simone,
non è la prima volta che ricevo lettere (di segno opposto) che pongono la questione della scelta per un cattolico tra due candidati che, fra le tante cose, si oppongono e distinguono per temi decisivi per noi come aborto (contro i partiti di destra, a favore quelli di sinistra, tanto per semplificare) e migranti (viceversa). Anche se, come dici giustamente tu, i temi non si riducono solo a quelli.
Ora, si stanno avvicinando le elezioni americane del 5 novembre, una curva decisiva di questo 2024 in cui più di metà della popolazione mondiale è andata al voto (lasciamo perdere se in Stati democratici o autoritari, dove il voto è solo un pro forma). Ma la strada che prenderanno gli Stati Uniti – se con il conservatore Trump o con la democratica Harris – inciderà molto sia nella politica interna che in quella estera. Da chi vincerà dipenderà, ad esempio, lo sviluppo delle guerre in Medio Oriente e Ucraina, i rapporti con la Cina e quelli con gli “Stati canaglia” come Iran e Corea del Nord, tanto per citare i fascicoli esteri più caldi.
Nel suo lungo viaggio di dodici giorni nel Sud-est asiatico e in Oceania, papa Francesco, nella tradizionale conferenza stampa in volo da Singapore a Roma, ha affrontato temi delicati, fra cui quello oggetto della tua lettera. Così ha risposto a domanda precisa sui due candidati americani: «Ambedue sono contro la vita, sia quello che butta via i migranti, sia quello che uccide i bambini […]. Non andrò a votare lì, ma non si può decidere. Mandare via i migranti, non dare loro la capacità di lavorare, non dare ai migranti accoglienza è un peccato, è grave». Sull’aborto ha risposto: «È uccidere un essere umano. Non ti piace la parola? Ma è uccidere».
Del resto, aggiungo io, madre Teresa, proprio rispetto all’aborto, non diceva forse che esso è la più grande minaccia per la pace? «Perché se una madre può uccidere il proprio bambino, cosa mi impedisce di uccidere te e a te di uccidere me?».
Dal Papa, che difende la vita – ogni vita! – non ci si può aspettare nulla di diverso che la condanna per ogni forma di odio per la vita del fratello, che sia un embrione o un poveraccio che fugge da miseria, guerra e disperazione, senza pretendere che esprima una scelta politica per uno o l’altro candidato, lasciando piena libertà di coscienza rispetto a una scelta comunque difficile. Ogni forma di rifiuto dello “scarto”, come lo chiama lui, è conseguenza del peccato. Benedetto XVI sintetizzava questo constatando che «l’eclissi di Dio porta all’eclissi della persona umana». In altre parole, quando ci dimentichiamo di Dio, non vediamo più l’immagine di Dio nel nostro prossimo.
Credo che ogni cristiano, in un mondo frammentato e secolarizzato in cui convivono insieme più culture e visioni, di fronte al dilemma della scelta di un candidato, debba fare un discernimento complessivo fra le proposte politiche in campo. E dovrebbe porsi la domanda: quale tende di più verso una società giusta, quella che rispetta i diritti di ciascuno e stabilisce nelle relazioni umane e sociali quell’armonia che promuove equità nei confronti delle persone e del bene comune (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1807)?
Scelta difficile, da fare in ginocchio nel crogiolo della propria coscienza.