Ormai nella sanità è un’emergenza continua. Calano ancora le domande di accesso ai corsi di laurea di Scienze infermieristiche, e per la prima volta, non raggiungono nemmeno il numero di posti a bando. A lanciare l’allarme è la Federazione degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi), che avverte: «Senza infermieri, l’Italia non avrà più un Servizio sanitario nazionale degno di questo nome».
Ne abbiamo già parlato in questo spazio: non c’è più tempo e ciascuno di noi può toccare con mano che l’assistenza pubblica e gratuita è ormai residuale. «Ci aspetta una lunga stagione assistenziale e non saremo più in grado di garantire salute a tutti. È una prospettiva concreta, reale, che comporta perdite economiche, sociali, oltre che un restringimento dei diritti civili», denuncia la Fnopi che chiede «un intervento deciso e non più rinviabile delle istituzioni».
Tralasciando la forte carenza di medici, la Corte dei conti ha ufficializzato che mancano all’appello 65 mila infermieri;
in base al Pnrr, ne servirebbero poi almeno altri 20 mila per coprire la necessità di infermieri di famiglia e di comunità. Si stima che i 10 mila pensionamenti annui raddoppieranno dal 2029; inoltre quasi 30 mila infermieri italiani sono andati all’estero e ne continuiamo a perdere oltre 3 mila ogni anno.
Al contempo, precisa la Fnopi, «ci sono oltre 13 mila operatori stranieri in servizio, a vario titolo, sul territorio nazionale senza iscrizione agli Ordini e senza i dovuti controlli». Ovviamente chi può si cura nelle migliori cliniche private o negli ospedali che offrono i due binari: pubblico, sempre più ridotto e di difficile accesso; privato, sempre disponibile e senza attese. Basta pagare. E i poveri?