E' davvero una storia amara e divertente, commovente e a tratti esilarante quella che racconta Fabio Genovesi in Chi manda le onde (Mondadori).
I personaggi attorno ai quali gravita la vicenda, ambientata ai nostri giorni a Forte dei Marmi, paese natale dell'autore, sono Serena e Luna. La prima è una giovane e bella donna che, dall'incontro passionale ma fugace con un uomo misterioso, ha avuto appunto Luna e, prima di lei, Luca. Luca è bello, attraente, affascinante, con la passione del surf; Luna, albina, è all'opposto fragile, delicata, sensibile, tanto maltrattata dai coetanei quanto è invece cercato da tutti il fratello.
La loro vita si snoda tutto sommato tranquilla e piena d'affetto in questo paese sul mare: il mare, un altro grande protagonista del romanzo, con la sua forza misteriosa e implacabile, portatore della gioia come della tragedia. Che travolgerà anche questa famiglia.
Accanto a loro, in questo libro polifonico, corale, si muovono altri personaggi. Anzitutto Zot, arrivato da Chernobyl, subito amico di Luna, in virtù di un'affinità che li rende estranei al gruppo e bersaglio dei bulli; un bambino che parla come un adulto saggio. E poi Sandro, Rambo e Marino, tre amici sui quarant'anni, tutti precari, tutti incompiuti, tutti ancora bloccati. L'autore definisce soprattutto il profilo di Sandro, un ragazzo-uomo che da una parte è vittima della crisi e del precariato - fa il supplente di inglese - dall'altra è vittima di se stesso, della sua incapacità di diventare pienamente uomo, di assumersi la responsabilità della propria vita. Come pure i suoi due amici, che restano però un po' più sullo sfondo.
A completare il paesaggio umano di Chi manda le onde è Ferro, l'assai sboccato anziano a cui il piccolo Zot è stato lasciato dalla figlia, sempre in guerra con i russi che si stanno comprando tutta la Versilia.
Dunque dal mare vengono il bene e il male, la gioia e il dolore, e quando quest'ultimo si abbatte su Serena, lei si chiude, incapace di reagire. Luna resta sola, si aggrappa all'amico Zot, finché la mamma dà qualche segnale di risveglio. E la vita, forse, può ricominciare là dove si era fermata: come fa il mare, che continua a mandare le onde...
I personaggi sono tratteggiati in maniera vivida, anche grazie a un linguaggio che riproduce la parlata di ciascuno di loro. Genovesi è bravo nell'assumere il loro punto di vista psicologico e di osservazione del mondo, cosa che gli riesce in modo efficace in particolare con Luna, la figura più riuscita.
Si ride leggendo il romanzo, consapevoli però che anche la commedia più divertente è innervata da tanti piccolo-drammi esistenziali. Diversi sono i temi che l'autore mette in campo, attraverso le vicende dei suoi personaggi. Luna, Zot, la stessa Serena introducono la questione della diversità, di come sia difficile gestirla, per chi ne è portatore, in una società poco sensibile e rozza. La combriccola composta da Sandro-Rambo-Marino evoca il problema del precariato, della mancanza di lavoro e di futuro, associandolo però a uno scavo nella debolezza e incompiutezza di questi ragazzoni, restii a crescere, con il risultato di evitare accenti retorici.
Soprattutto, si svolge sotto traccia una riflessione sulla vita, su questo inestricabile, terribile e meraviglioso groviglio di felicità e disperazione. La vita degli uomini assomiglia a quella di quei pesciolini che si posizionano alla foce del fiume, per raccogliere il cibo, il nutrimento, ma anche il pericolo che può sopraggiungere da un momento all'altro, come ha raccontato una volta Luca a Luna: il dramma è che non si può disgiungere l'uno dall'altro, il nutrimento dal pericolo, la bellezza dall'orrore, la morte dalla vita.