In questi giorni si è tanto parlato di Fedez e dell’annuncio di una sua grave malattia sui suoi canali social seguiti da milioni di fan. A me piace come artista e lo reputo un bravo papà e un bravo marito, soprattutto rapportando la sua famiglia a tante altre dello spettacolo. Mi chiedo se sia giusto però esporsi a raccontare un evento così doloroso e intimo. Sapendo che, come capita spesso, oltre alle parole di sostegno, sono sempre in agguato gli haters, gli odiatori, pronti ad augurare la morte a un essere umano colpevole di essere ricco e famoso. CECILIA
Siamo vicini a Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, e alla sua famiglia in questo momento di fatica e siamo contenti che la delicata operazione a cui si è sottoposto sia andata bene. Lui, il rapper che gode di milioni di fans ai suoi concerti e soprattutto sui social (si stima che questi ultimi siano oltre 13 milioni), qualche giorno fa in un video ha reso pubblico il suo male, condividendo così la terribile notizia, nonostante il rischio di scatenare i cosiddetti “haters”, “odiatori” in inglese, quei leoni da tastiera che non perdono occasione per farsi notare. La moglie, l’imprenditrice e blogger Chiara Ferragni (27 milioni di followers) ha subito rilanciato la notizia. Piuttosto mi colpisce, come te cara Cecilia, il bisogno di rendere pubblico un evento così intimo e personale come una malattia.
La stessa scelta hanno fatto altri personaggi molto noti, come, da ultimi, Gianluca Vialli e il “mister” del Bologna Calcio Siniša Mihajlovic. Forse ragioni diverse hanno spinto queste persone a farlo. Magari è un modo per reagire alla malattia e lottare contro di essa. Mi interroga, però, come una società come la nostra, resa “trasparente” da una pratica della narrazione continua delle proprie vicende personali (le cosiddette “stories” pubblicate sui social media), renda naturale e quasi necessario raccontare tutto. Lo esigono, probabilmente, il rapporto di fiducia e simpatia che si costruiscono personaggi famosi con la loro platea di fan e il desiderio di sentirsi stretti in una sorta di “abbraccio virtuale”.
Lo richiede l’esigenza, per chi vive il proprio personaggio senza intermediazioni (ad esempio di un ufficio stampa), la voglia di togliere legna dal fuoco ai giornali di gossip. Lo impone, forse, anche il fatto che, di fronte a una società in cui è sempre più poroso il confine tra la sfera privata e quella pubblica, l’assenza per qualche tempo dal palcoscenico della vita (reale e virtuale) finirebbe per allarmare tutti e suscitare le voci più assurde. Tanto vale dirlo subito...