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giovedì 10 ottobre 2024
 

Figli di una sanità minore

Caro direttore, molti in Italia sono purtroppo figli di una sanità minore. Un italiano su sei è in gravi difficoltà, costretto, quando può, e non sempre può, a rinunciare al “soccorso” pubblico per quello privato o a evitare del tutto ogni cura. Il disagio economico era del 4,7% nel 2019, ora è passato al 6,1% e quattro milioni di italiani oggi rinunciano alle cure.

Gli ospedali sono intasati e troppo spesso risultano essere solo l’agghiacciante anticamera del fine vita, con ammalati parcheggiati per giorni su una barella (il cui etimo è il diminutivo di bara!) e in corridoi che risultano poi essere la loro defi nitiva sistemazione. I folli tagli economici che i nostri politici hanno operato in un settore così cruciale come la sanità hanno fatto fuggire all’estero, allettati da guadagni quanto meno più dignitosi, migliaia di operatori, tra medici, infermieri e ricercatori. La sanità italiana è così rimasta al palo. Pensi che per ottenere una semplice mammografi a una paziente deve attendere anni o mesi...

EDGARDO GRILLO

Caro Edgardo, la situazione che descrivi è molto veritiera. Il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, in occasione della recente presentazione del 6° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale ha denunciato che «i principi fondanti del SSN – universalità, uguaglianza, ed equità – sono stati traditi».

E questo soprattutto a discapito delle fasce socio-economiche meno abbienti, la cui quotidianità è caratterizzata da «interminabili tempi di attesa, affollamento ai pronto soccorso, impossibilità di trovare un medico o un pediatra di famiglia vicino casa, inaccettabili diseguaglianze regionali e locali sino alla migrazione sanitaria, aumento della spesa privata sino all’impoverimento delle famiglie e alla rinuncia alle cure».

Urge, a 45 anni dalla riforma del Ssn, una sua revisione che, fedele ai principi sopra richiamati, tenga conto non solo delle risorse, ma anche delle attuali fragilità: «Eccesso di prestazioni da medicina difensiva e domanda inappropriata, conseguenze del sotto-utilizzo di prestazioni efficaci, frodi, acquisti a costi eccessivi, complessità amministrative, inadeguato coordinamento dell’assistenza, in particolare tra ospedale e territorio». Buon lavoro a chi tocca.


07 marzo 2024

 
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