Ormai è iniziato un nuovo
anno, ma anche il “nostro
giornale di famiglia” non parla
delle promesse fatte dalle
nazioni ricche, nel corso del
Giubileo 2000, per ridurre il
debito dei Paesi più poveri.
Mi piacerebbe che, almeno la
nostra rivista, rammentasse
ai governanti quelle solenni
promesse, nella speranza – al
momento vana – che la povertà
delle popolazioni più bisognose
possa diminuire. Anche
papa Francesco ricorda
continuamente a noi cristiani
di essere attenti ai bisogni di
chi ci sta vicino, anziché girare
la testa dall’altra parte, facendo
finta di non vedere.
Penso, quindi, che sarebbe opportuno
ricordare spesso che
ci stiamo avvicinando a quella
scadenza del 2015. Nonostante
la crisi economica, i politici
devono decidersi ad affrontare
seriamente la questione
del debito delle nazioni
più povere. La ringrazio
per l’attenzione che vorrà riservare
alla mia lettera, e la invito
a continuare sulla strada
indicata dal vostro fondatore,
il beato Alberione, per annunciare
il Vangelo a tutti con i
mass media.
FRANCO C.
I “potenti della terra” si sono
fatti belli con promesse e solenni
dichiarazioni quando hanno
varato il programma per la
riduzione della povertà nel mondo
entro il 2015. Ma alle parole
non sono seguiti i fatti. Anzi, i
contributi alle nazioni povere
sono stati ampiamente tagliati.
Con il risultato che, invece di diminuire,
i poveri sono aumentati,
superando la soglia di un miliardo
in stato di vera necessità.
Oltre a pungolare i capi di Stato
a rispettare le promesse, continueremo
a dare spazio sul giornale
a tutti i programmi, come
quello della Caritas, per debellare
la fame nel mondo.