Da alcuni giorni mi trovo in una nostra comunità ligure per un periodo di convalescenza e terapia dopo un delicato e complesso intervento alla colonna vertebrale. Nonostante l’attenzione ai molteplici problemi che mi raggiungono costantemente attraverso i mezzi di comunicazione e che richiedono immediate risposte, ho la possibilità di seguire in televisione alcuni momenti, incontri e celebrazioni delle Giornate delle Gioventù in Brasile.

Mentre lo schermo televisivo ci trasmette la gioia e l’entusiasmo di migliaia di giovani che stanno vivendo con Papa Francesco queste Giornate indimenticabili, mi è tornata alla mente la storia di Florence, che ha vissuto la sua specialissima Giornata mondiale della Gioventù a Roma nell’Anno Santo del Duemila. Un'esperienza fondamentale per questa giovane nigeriana che proprio in quell'occasione ha trovato il coraggio di spezzare le sue pesanti catene di schiavitù e sfruttamento.

Infatti, mentre Roma stava per essere celebrata la Giornata mondiale della Gioventù, Florence era costretta a lavorare lungo una strada della città. Da alcuni suoi clienti abituali era venuta a sapere che giovani di tutto il mondo stavano invadendo la capitale per celebrare il Giubileo. Colpita da questa presenza festosa, ha cominciato a interrogarsi sulla sua situazione e sulla propria vita. Era giovane e da piccola in Nigeria era stata battezzata nella Chiesa cattolica. Quindi l’invito a partecipare a quello straordinario evento era rivolto anche a lei. Da tempo, però, non era più in sintonia con la sua fede cristiana perché, come da un fiume in piena, era stata trascinata nel mercato dello sfruttamento sessuale e segnata con il marchio di “prostituta”.

Anche lei era stata sequestrata da un “pappone” che la soggiogava e la maltrattava se non guadagnava abbastanza, vendendo il suo corpo insieme alla sua giovinezza, femminilità e dignità. Si sentiva estranea a quel mondo giovanile, così vibrante di gioia e di entusiasmo: ormai aveva l’impressione di esserselo lasciata per sempre alle spalle a causa dell’umiliante esperienza che si trovava a vivere.

Eppure Florence sentiva comunque nel cuore un impellente richiamo a partecipare: dopotutto il Giubileo era proprio per chi, come lei, attendeva la liberazione da una nuova e vergognosa forma di schiavitù. Nonostante i dubbi e le paure, una forza interiore la spingeva verso il grande raduno. E così si è incamminata e presto si è imbattuta nei tanti pellegrini in marcia, ritrovandosi alla fine vicino al grande palco.

Sorpresa e confusa si è seduta in attesa di vivere il più grande miracolo della sua vita. Alcuni giovani, allora, hanno notato la sua solitudine e si sono interessati a lei, offrendole un sorriso, un po’ di cibo e qualcosa da bere. Incoraggiata da questi gesti, Florence si è unita a loro con il canto e la danza e a poco a poco l’entusiasmo ha invaso il suo povero corpo segnato dallo sfruttamento e dalla vergogna. Finalmente si è sentita a suo agio e ha preso coscienza che quell’evento aveva un significato profondo proprio per lei che aveva sperimentato la paura, la solitudine, l’inganno, la delusione, la rabbia, la violenza, la schiavitù e il rischio di morire.  


Per Florence il Giubileo si stava realizzando pienamente e in tutta la sua forza: quelle ore vissute con tanta intensità le devono essere sembrate lunghe quanto la sua vita di sofferenza, ma al contempo pur sempre troppo corte per gustare fino in fondo la gioia di una giovinezza ritrovata all’improvviso.

Il perdono chiesto e ricevuto e l’incontro con l’Eucaristia del giorno seguente ha segnato il culmine della sua esperienza di fede e Florence ha trovato il coraggio di dire: «Basta!». Due giorni dopo è scappata, lasciandosi alle spalle, non solo una vita di miseria e umiliazioni, ma anche le sue poche cose. Non ha portato nulla con sé all’infuori della sua nuova esperienza interiore, che da quel momento in poi è stata la sua principale forza e ricchezza.

Grazie alla GMG dell’Anno Santo Florence ha trovato finalmente la forza di spezzare le sue catene e ha cominciato un cammino di liberazione e rinnovamento.

Chissà quante altre giovani, specialmente latinoamericane, stanno vivendo in questi giorni la stessa esperienza di Florence con il desiderio di ricominciare da capo e riprendersi in mano la propria vita e la propria giovinezza, nonché di riappropriarsi della propria dignità e libertà.

A tutti questi giovani, diventati preda di sfruttatori senza scrupoli e resi schiavi in modi diversi dal mercato della droga, dell’alcool o del sesso, auguro che nell’incontro con il Cristo, l'unico vero liberatore, possano trovare il coraggio di spezzare tutte le catene di morte e ritrovare la gioia della vita vera.

Questo vuole essere il mio auspicio anche per molte giovani che, come Florence, hanno sperimentato la violenza e la schiavitù, affinché possano riscoprire di nuovo la gioia di costruire una nuova vita in una società libera e giusta.