Ogni atto di guerra che indiscriminatamente mira alla distruzione di intere città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è delitto contro Dio e contro la stessa umanità e con fermezza e senza esitazione deve essere condannato» (Gaudium et spes, Concilio Vaticano II). Queste parole, recentemente riprese da papa Francesco, le abbiamo sentite tante volte a proposito di con! itti lontani, per così dire “esotici” se non addirittura endemici, combattimenti che in fon-do non ci toccano da vicino.
L'aggresione della Russia di Putin all'Ucraina ha radicalmente cambiato la nostra percezione di eventi che ormai pensavamo fossero relegati nella memoria degli orrori della Seconda guerra mondiale. Molti di noi sono stati colti da un senso di profonda angoscia, non solo per il bombardamento di civili inermi ma anche perché avvertiamo il pericolo concreto di una escalation, che potrebbe aprire scenari che nemmeno vogliamo immaginare. Paradossalmente l’uomo si ritrova disarmato di fronte alla possibilità di una distruzione totale generata da un conflitto atomico.
Da dove nasce questo senso di impotenza? Realizzando l’arma assoluta, l’uomo ha tentato di sostituirsi a Dio. Oggi, nelle nostre mani, come mai era accaduto dall’inizio dei tempi, abbiamo la capacità di distruggere l’intera umanità. La sola via di salvezza è fare un passo indietro, scendere dal piedistallo e riconoscere semmai che esiste già un Padrone assoluto dell’universo al quale dobbiamo la nostra esistenza su questa terra. Altrimenti saremo sempre di più in balia degli eventi e vittime della logica del più forte.