Uno dei malfattori appesi alla croce
lo insultava: «Non sei tu il Cristo?
Salva te stesso e noi!». L’altro invece
lo rimproverava dicendo: «Non hai
alcun timore di Dio, tu che sei
condannato alla stessa pena? Noi,
giustamente, perché riceviamo quello
che abbiamo meritato per le nostre
azioni; egli invece non ha fatto nulla
di male». E disse: «Gesù, ricòrdati di
me quando entrerai nel tuo regno».
Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi
con me sarai nel paradiso».
Luca 23,35-43
CHIEDIAMO AL NOSTRO DIO CROCIFISSO DI SAPER AMARE DI PIÙ
Ecco il re ed ecco il suo trono! Ecco il re ed ecco il suo trono! Ecco
anticipata la scena finale del giudizio
secondo misericordia che tutti
ci attende. È il Signore che, dalla
croce, non salva sé stesso, ma gli
altri, salva noi che lo abbiamo cercato,
incontrato e amato nella speranza
che tanti altri lo cerchino, lo incontrino,
lo amino. È il Signore che raccoglie i frutti
della missione che la sua Chiesa svolge
“tutti i giorni”, persino nei tempi difficili
e confusi che si possono incontrare.
Anche sotto la croce c’è tanta confusione:
gridano, deridono, ironizzano, dimenticano
il bene ricevuto da quell’uomo
crocifisso e le sue parole di speranza
sembrano svanire nella sua stessa morte
imminente.
Lasciamoci attrarre da una
preghiera bisbigliata dal malfattore crocifisso
con lui: «Gesù, ricòrdati di me quando
entrerai nel tuo regno». E soprattutto
riascoltiamo la voce flebile ma sicura di
Gesù che gli promette: «In verità io ti dico:
oggi con me sarai nel paradiso».
È la promessa solenne del re. Sì, perché
chi è il re se non colui che mantiene
le parole dette al suo popolo? Che re è
mai uno che non è fedele a sé stesso? Come
potrà uno così garantire stabilità e fecondità
al suo regno?
NEL CUORE DI CIASCUNO.
Oggi celebriamo
la fedeltà di Cristo Re al suo regno posto
nel cuore di ciascuno di noi: un regno
spuntato quasi dal nulla, come un seme
di senapa che, marcendo nel terreno e
maturando con il tempo, ha esteso i suoi
rami da Betlemme al Calvario e ha i suoi
frutti nella fede di ciascuno di noi e di
tutta la sua Chiesa. A lei, nell’apostolo
Pietro, il Signore ha affidato le chiavi di
questo Regno: è una Chiesa che umile e
fiduciosa implora da Dio la grazia e la forza
di rinnovarsi, di risorgere, sapendosi
animata dallo Spirito
che le è stato donato
e che ogni giorno le viene ridonato.
Sposa fedele e testimone fragile al
tempo stesso, la Chiesa domanda al suo
Dio crocifisso di saper amare di più, di essere
casa dei poveri, luogo di misericordia
per i peccatori, come tutti noi siamo.
Chiede di essere fedele al Vangelo, che
pur conosce a memoria ma che talvolta
tradisce; chiede di poter riflettere la luce
del Sole, lo splendore del suo Re, nel suo
volto spesso opaco, di essere la Luna che
non brilla di luce propria, ma è specchio
dell’abbagliante splendore di Dio.
Celebriamo una fine, riassumendo
tutta la storia della salvezza nell’immagine
del Re che muore per noi. Nello stesso
tempo, iniziamo un nuovo cammino, ci
affidiamo ancora e affrontiamo di nuovo
con umiltà ed entusiasmo la comune
missione di essere nel mondo annunciatori
e testimoni del Crocifisso-Risorto.
Pochi giorni ancora ed entreremo nel
tempo dell’Avvento, nell’attesa di Gesù
che continua a compiere la sua promessa
di abitare il cuore di ogni discepolo che
accoglie la sua grazia e si fa carico della
responsabilità di agire in lui e con lui per
la salvezza di tutti gli uomini. Gesù-Signore
è la nostra speranza affidabile: «Ecco,
io sono con voi tutti i giorni, fino alla
fine del mondo» (Mt 28,28).
Accogliamo
responsabilmente la ripetuta esortazione
di papa Francesco a non lasciarci rubare
questa speranza!