«L’arte di interrogare non è facile come si pensa. È più arte da maestri che da discepoli. Bisogna già aver imparato molte cose per saper domandare ciò che non si sa». Così scriveva il famoso filosofo francese Jean-Jacques Rousseau nella sua opera Nuova Eloisa (1761). In questa rubrica abbiamo iniziato un percorso in mezzo alla raccolta di domande che mi sono state rivolte in passato e che continuano tuttora. Certo, alcune sono marginali, ma altre rivelano proprio un desiderio di approfondire, dopo aver imparato molte cose, come diceva il filosofo.
Sto, così, scegliendo alcuni quesiti forse secondari che riguardano la figura di Cristo. Questa volta la domanda è semplice: il giovane Gesù avrà frequentato la modesta scuola sinagogale di Nazaret e, perciò, sapeva leggere e scrivere? Per rispondere dobbiamo ricorrere a tre passi evangelici. Innanzitutto nel Vangelo di Giovanni i Giudei di Gerusalemme osservano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?» (7,15). Di per sé l’espressione «conosce le Scritture» (grámmata oiden) in greco potrebbe anche significare semplicemente: «sa leggere».
In realtà, però, l’obiezione è rivolta contro Gesù come un’accusa, quella di insegnare in pubblico senza aver frequentato la scuola di uno dei vari rabbì o maestri importanti di allora e, quindi, la frase riguarda piuttosto la sua conoscenza biblica. La dichiarazione, allora, vorrebbe solo affermare che Gesù aveva un livello sorprendente di cultura teologica. Certo è che l’insegnamento tradizionale era allora impartito sostanzialmente a livello didattico orale.
Tuttavia, che egli sapesse leggere appare chiaramente da un celebre testo di Luca (4,16- 30): a Nazaret, di sabato, egli «si alza a leggere il rotolo del profeta Isaia, aprendolo al passo dov’era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me…», ossia Isaia 61,1-2. Al termine della lettura egli «arrotola il volume, lo consegna all’inserviente» e inizia a tenere quell’“omelia” che susciterà una forte reazione tra i suoi compaesani. Cristo, dunque, sapeva leggere.
Ma riusciva anche a scrivere? Le due cose non erano necessariamente connesse perché spesso – come si è detto – l’apprendimento nella scuola sinagogale avveniva secondo un metodo orale, ricorrendo alla fertile capacità della memoria, soprattutto semitica. Tuttavia la capacità di lettura ci orienta forse verso una soluzione positiva del quesito, anche se non abbiamo conferme evangeliche esplicite.
L’unico cenno, in verità molto vago, alla capacità di scrivere di Gesù lo si ha nel terzo passo evangelico a cui dobbiamo riferirci. In un brano del Vangelo di Giovanni si ricorda che, davanti all’adultera e ai suoi accusatori, Gesù «si era chinato e scriveva in terra col dito» (8,6). Si sono sprecate le ipotesi su quelle scritte misteriose a noi ignote: c’è chi ha pensato alla ripresa di testi biblici come Geremia 17,13 («quanti si allontanano dal Signore saranno scritti nella polvere») o Esodo 23,1 («non prestare mano al colpevole per essere testimone in favore di un’ingiustizia»); altri hanno ipotizzato un’anticipazione delle sue parole successive («chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei»).
La soluzione più probabile, però, potrebbe essere quella di ritenere che Cristo tracciasse solo linee o lettere casuali in terra, come accade anche a noi quando si sta ascoltando qualcosa con un certo distacco, prendendo le distanze da ciò che gli altri dicono. Prescindendo, perciò, da questa attestazione, possiamo solo ipotizzare con buona probabilità che Gesù avesse anche una capacità di scrittura.