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mercoledì 23 aprile 2025
 

Gli adolescenti e l'abitudine dello spinello

Caro direttore, dopo un tiro di spinello, specialmente se è il primo, può succedere quello che da sempre la scienza medica sostiene e le mamme temono. «Ha fumato qualcosa, forse era uno spinello... L’abbiamo di sicuro notata con una sigaretta in mano, era probabilmente la prima volta che provava, ha fatto un “tiro” ed è subito andata su di giri... A un certo punto si è allontanata da noi, l’abbiamo persa: non sapevamo dove fosse finita».

Gli amici, interrogati dalla polizia, hanno così descritto la caduta di una 14enne, alle 20.30 di venerdì 24 febbraio nel centro commerciale Bicocca Village nella periferia nord di Milano. Un testimone l’ha vista salire sulla balaustra, e poi perdere l’equilibrio, cercare di aggrapparsi e precipitare da un’altezza di circa sei metri. La ragazzina è in gravi condizioni nel vicino ospedale Niguarda. Sempre più adolescenti si cimentano con lo spinello, ma agli adulti “permissivi” che spopolano nei programmi tv sembra non importare nulla.

GABRIELE SOLIANI, Napoli

Caro Gabriele, la dinamica dell’incidente a cui fai riferimento non è del tutto chiara, così come se la causa sia stata quello che aveva fumato. Comunque la ragazza è fuori pericolo. Rimane però attualissimo il tema dello spinello di cui troppo spesso gli adolescenti fanno uso (uno su quattro l’ha provato almeno una volta). Purtroppo oggi si assiste alla banalizzazione del fenomeno e molti, alla radio e in tv, fanno passare il messaggio che fumare un po’ d’erba in fondo non fa male. Certo, assumere cocaina o droghe sintetiche è molto peggio, ma è indubbio che la cannabis faccia male, specialmente se assunta in maniera assidua. Questo vale in modo particolare per i ragazzi.

Come ha detto alla nostra rivista lo psicologo ed esperto di droghe leggere Claudio Risè, «i rischi più devastanti riguardano i minori, che oggi spesso incontrano lo spinello a 15 anni. A questa età il cervello è in formazione: memoria, attenzione, volontà vengono così indeboliti, come poi si vede dalla vita scolastica e familiare. Rischiando in seguito lo sviluppo di depressioni, psicosi, schizofrenia». La faccenda è seria e richiede un’attenta azione educativa, basata sul dialogo, sull’ascolto dei problemi e anche sull’aiuto di persone esperte.


09 marzo 2017

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