Quanti migranti hanno lasciato l’Italia in questi
anni di crisi? Mi occupo di integrazione attraverso
i corsi di italiano per stranieri. Negli ultimi anni,
ho visto famiglie che, dopo aver perso il lavoro e la
speranza di un futuro migliore, sono rientrate in patria
o si sono divise: moglie e figli al Paese d’origine,
il padre in Italia, presso conoscenti o sedi della Caritas,
in attesa di un nuovo lavoro. Non vorrei ridurre
scelte di vita così dolorose a un puro fatto economico,
ma si dovrebbe prendere in considerazione anche
l’apporto che queste persone danno al benessere
generale di una nazione. Vivo in una città del Nord,
dove è molto diffuso il pregiudizio secondo il quale
l’extracomunitario è un problema sociale e un peso
economico. Mi piacerebbe, invece, se si mettesse in
luce che gli stranieri sono, soprattutto, una risorsa
economica, culturale e sociale. Sono un’affezionata
lettrice di Famiglia Cristiana e so che questo argomento
è stato affrontato spesso dalla rivista, con rispetto
e solidarietà. Proviamo ora a “stuzzicare” la
mente di certe persone anche sulla convenienza a
trattenere gli stranieri nel nostro Paese. Colgo l’occasione
per esprimerle un incoraggiamento e tutta la
mia stima per il coraggio e la coerenza evangelica
che pervadono la rivista.
LOREDANA R.
La crisi in Italia ha toccato anche gli immigrati, che
speravano di trovare un futuro migliore qui da noi. In
molti hanno ripreso la via del ritorno, nelle nazioni da cui
sono partiti, in attesa di tempi migliori. Ciò detto, va riconosciuto
che l’Italia, a causa della scarsissima natalità, ha
estremo bisogno degli stranieri, vera risorsa economica e
anche demografica. Non possiamo farne a meno, nonostante
una politica “miope e sorda” alimenti pregiudizi xenofobi,
segno di immaturità civile. E di masochismo nazionale:
se andassero via tutti gli immigrati, l’Italia sarebbe
in ginocchio. Più di quanto non lo sia già ora.