Papa Francesco (Foto ANSA)
Caro don Stefano, desidero affidare a lei e ai lettori di Famiglia Cristiana una testimonianza che porto nel cuore. Martedì 22 aprile, il giorno successivo alla salita al Cielo di papa Francesco, ho ricevuto una sua lettera, la risposta – arrivata tramite la Segreteria di Stato – al messaggio che gli avevo scritto il 24 marzo, in occasione delle dimissioni dal Gemelli, per esprimergli vicinanza, affetto e preghiera. Riceverla proprio all’indomani della sua morte mi ha profondamente colpito. Ho vissuto quel gesto come un segno, un dono inaspettato che ha il sapore della grazia: un ultimo saluto, una benedizione che il Santo Padre ha voluto lasciarmi. Il 24 aprile ho avuto la possibilità di recarmi a San Pietro per rendere omaggio a Francesco. Nel silenzio raccolto di quella fila per entrare in basilica ho percepito la forza della fede, la dolcezza dell’umiltà, la verità di una vita spesa nel servizio. Dopo il saluto, ho sentito il desiderio di proseguire verso la Basilica di Santa Maria Maggiore, tappa immancabile di ogni suo viaggio apostolico e luogo in cui riposeranno le sue spoglie. Pur essendo ancora in preparazione la tomba, quel luogo si era già trasformato in una meta di preghiera silenziosa. Il lieve rumore dei lavori in corso sembrava accompagnare il raccoglimento dei presenti: quasi una preghiera che prendeva forma nella pietra. Colpisce vedere come, ancora prima di accoglierne le spoglie, quel luogo sia già divenuto meta di fede per tanti. Nel silenzio del viaggio di ritorno, ho portato con me la profondità di quei momenti, che ora sento il desiderio di condividere con voi.
MARIO DI LAUDO – TRIVENTO (CB)
Carissimo don Stefano, sono una giovane donna pugliese di 38 anni. Il Lunedì dell’Angelo ho appreso dalla Tv la notizia della dipartita del Santo Padre. Per me è stata una notizia molto dolorosa. Il suo pontificato ha segnato la mia vita nel profondo. Il 20 aprile 2018 è venuto nella mia Molfetta (Bari) per ricordare don Tonino Bello, il “vescovo del grembiule e della pace”, che tanto somigliava a lui. Negli ultimi anni ho vissuto un periodo molto difficile e ho avuto una crisi di fede. Mi sono allontanata dalla Chiesa, ma in cuor mio non ho mai perso del tutto la speranza. Papa Francesco mi ha aiutata moltissimo a ritrovare la fede che avevo smarrito e in questi ultimi giorni pensando a lui, al suo esempio, al suo sorriso, ho ritrovato la pace interiore. Sono tornata in chiesa, ho ripreso a pregare e non ho mai smesso di fare volontariato, perché servendo la comunità e chi ne ha bisogno mi sento serena e felice.
CATERINA
Cari amici, in modi diversi le vostre testimonianze su come avete vissuto la morte di papa Francesco ci dicono due cose. La prima è che la Chiesa è ben oltre quello che abbiamo spesso letto e ascoltato dai media nei giorni del pre-conclave, dove finissime analisi socio-politiche vogliono ridurre la comunità cattolica di 1,4 miliardi di esseri umani a un enorme gruppo di pressione o a misere dinamiche interne di potere, semplificate spesso con categorie obsolete come “conservatore” o “progressista”. Quello che può apparire sulla superficie è insufficiente a descrivere la vita intima di una comunità che, nutrendosi di Eucaristia e di Parola di Dio, interpreta – accompagnata dallo Spirito Santo e in modo sempre originale, unitario ma non uniforme e in comunione con i propri pastori – i “segni dei tempi”. È a partire da questi ultimi che la vocazione cristiana può trovare espressione concreta per riparare i danni provocati dalle mille forme di peccato individuale e sociale che attentano in tanti modi alla dignità dell’uomo, e che quindi feriscono il cuore di Cristo. L’amore per un Papa è qualcosa che va oltre ogni analisi e affonda le sue radici nella comunione spirituale in Dio, anticipo nel tempo della vita eterna. La seconda attiene al nostro vivere ecclesiale di ogni giorno, anche al di fuori di situazioni eccezionali come la morte di un Pontefice. Francesco ha sviluppato un magistero enorme e molto significativo: esortazioni apostoliche, encicliche, discorsi, omelie, catechesi e messaggi non si contano. In questi documenti è cristallizzato il suo messaggio e la lettura di quei segni dei tempi. Quell’afflato di affetto filiale che ognuno di noi nutre verso un Papa ci chiede, per essere completo, un supplemento di riflessione e comprensione profonda del suo messaggio, cercando di calarlo nella nostra vita. Per questo è indispensabile nutrire la nostra mente con la lettura di quei documenti, se necessario accompagnandoli con i commenti di persone esperte. La nostra missione di Paolini nel mondo della comunicazione attraverso i nostri periodici (come Famiglia Cristiana, Credere, Jesus, ecc.), i nostri libri (Edizioni San Paolo), le nostre librerie, la nostra televisione (Telenova) e la nostra animazione culturale (con il Festival biblico, il Festival della comunicazione e il Festival della vita, insieme ai nostri 10 centri culturali sparsi sul territorio) mira, secondo la felice intuizione del beato Alberione, proprio a questa esigenza di formazione del popolo di Dio. Risponde, cioè, a un vero mandato ecclesiale per l’edificazione di quel Corpo di Cristo che è la Chiesa di cui ci sentiamo, insieme a voi lettori e lettrici e ai nostri collaboratori e collaboratrici laici, parte viva e feconda.